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Mamma e figlia: dalla Svezia la storia di un utero in affitto

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Eva e Sara. Due nomi, due donne, una la madre che vive a Londra, l’altra la figlia che vive a Stoccolma, e un utero in comune. O meglio, in prestito.

Già, perché Eva Ottoson, 56 anni, donerà temporalmente il proprio utero alla figlia Sara, 25 anni, affetta dalla sindrome di Mayer Rokitansky Kuster Hauser, tanto rara che colpisce una donna su 5 mila. In pratica, i suoi organi di riproduzione non si sono mai sviluppati rendendole impossibile, dunque, una gravidanza.

E così, i chirurghi di Goteborg hanno già tutto pronto per questo intervento pioneristico, ma ammettono che il trapianto di utero è “tecnicamente molto più difficile di un trapianto di reni, fegato o cuore. Ci sono rischi di emorragie e devi assicurarti di avere vasi sanguigni lunghi abbastanza per effettuare le connessioni”.

Dopo l’intervento, si vedrà per un anno se l’organo regge al rigetto. Dopodiché di procederà alla inseminazione artificiale e a un parto cesareo. Esaurita la sua funzione, l’utero verrà di nuovo rimosso.

Insomma, un bel gran daffare, ma Eva ammette “Sara ne ha più bisogno di me. Io ho avuto due figli, dunque quest’utero mi ha servito bene”.

Germana Carillo

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Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di Wellme.it per tre anni, scrive per Greenme.it da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania.