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Progesterone: viaggio verso la contraccezione naturale

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È il progesterone che ci fa rimanere incinte: è lui che attiva il canale molecolare che aiuta gli spermatozoi ad arrivare alla meta.

Bloccare tale condotto potrebbe diventare pertanto il contraccettivo per antonomasia.

Questa la recentissima scoperta dell’Università della California condotta da Polina Lishko e il suo team, pubblicata su Nature. La ricerca si è basata in primis sulla semplice osservazione di come avviene la fecondazione: nella “corsa all’ovulo”, così irta e tortuosa, è proprio il progesterone che viene in aiuto alla moltitudine di spermatozoi in gara per raggiungerlo e conquistarlo nelle tube di Falloppio.

Come? attivando il CatSper, il canale molecolare suddetto che annaffia letteralmente lo sperma di calcio, accrescendo la sua corrente elettrica. È questo canale che pare permetta la fecondazione: i ricercatori hanno infatti preso in esame dei topi e hanno verificato che quelli privati di questo canale non sono in grado di concepire.

In tutto questo, un ruolo fondamentale lo gioca la corrente elettrica interna agli spermatozoi stessi: se si aggiunge progesterone, questa aumenta e a sua volta aumentano gli ioni di calcio da essa creati. Se invece il CatSper viene bloccato, la corrente si riduce di molto. Stesso discorso per il pH delle cellule spermatiche.

Il progesterone viene già usato da anni come contraccettivo ormonale per le sue capacità di prevenire l’ovulazione – come nella ormai comunissima pillola anticoncezionale. Esistono però anche altre soluzioni. Un metodo poco diffuso in Italia, ma molto più comodo e vantaggioso degli altri e diffusissimo in altri paesi europei, è per esempio l’impianto sottocutaneo di progesterone, che dura ben 3 anni e ha una efficacia del 100%. Altro utilizzo innovativo del progesterone è in via di sperimentazione: il famoso pillolo, un mix di testosterone e progesterone appunto, che potrebbe arrivare sul mercato tra qualche anno e che ridurrebbe i livelli spermatici, cioè la densità del liquido seminale, da 20 milioni per millimetro a meno di 1 milione.

Ma nel caso del blocco del CatSper la contraccezione potrebbe ovviare a tutte le controindicazioni che, volenti o nolenti, le terapie a base di ormoni hanno.

Uno studio parallelo a quello californiano è stato fatto in Germania, al Center of Advanced European Studies and Research di Bonn e le conclusioni tratte sono le medesime: se quindi “si potesse bloccare il CatSper, questo diverrebbe un contraccettivo ideale”, spiega David Clapham, biochimico del Children’s Hospital Boston del Massachusetts.

Valentina Nizardo

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