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Tumore al seno: test genomico per risparmiare la chemioterapia

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Tumore al seno: un test consentirà di identificare i tumori che risponderanno più efficacemente alla chemioterapia, consentendo di evitarla quando non risulterà necessaria.

Si tratta di un test genomico (Oncotype DX) personalizzato che studia 21 geni specifici (16 correlati al tumore e 5 di riferimento), la loro interazione e la loro funzionalità, individuando quei tumori che probabilmente non daranno recidive e che quindi possono essere trattati solo con la terapia ormonale.

Effettuabile in qualsiasi momento su un campione di tessuto tumorale prelevato durante l’intervento chirurgico originale (come asportazione del nodulo, mastectomia, biopsia mammaria), il test è indicato per quei tumori ancora in stadio precoce con recettori positivi per l’estrogeno (ER+) o per il progesterone (PgR+) e linfonodi negativi e nelle pazienti in postmenopausa ER+ e con 1-3 linfonodi positivi.

Fondamentale è il momento dell’esecuzione: prima di qualsiasi trattamento post-operatorio. Il test ha, infatti, la potenzialità di poter rivoluzionare sia l’approccio terapeutico, sia la scelta della paziente garantendo la certezza di una cura “su misura“, in relazione all’attività biologica del tumore.

Inoltre, tra il 10% di donne candidate al test, selezionerà anche la candidata cui dovrà essere somministrata la chemioterapia attraverso la misurazione di un ‘recurrence score’, un numero corrispondente alla specifica probabilità di recidiva di un tumore al seno, entro 10 anni dalla diagnosi iniziale.

In Italia sono più di 40 mila i nuovi casi di tumore della mammella all’anno, 152 ogni 100 mila donne, con la probabilità che 1 donna su 10 possa esserne colpita nell’arco della vita. Ad oggi, nel mondo, sono stati richiesti oltre 275 mila test da più di 10 mila clinici in 70 Paesi.

Validato su 5 mila donne, l’Oncotype DX è approvato a livello internazionale ed è previsto dalle linee guida come complemento dei criteri decisionali tradizionali sia da St. Gallen® sia dalle maggiori società internazionali, quali American Society of Clinical Oncology (ASCO)®, National Comprehensive Cancer Network (NCCN)® e European Society of Medical Oncology (ESMO) quale effettivo ausilio per l’oncologo. Gli studi condotti in Francia, Germania, Spagna e Regno Unito hanno dimostrato che l’impiego del test è in grado di modificare la strategia terapeutica adiuvante in un terzo circa delle pazienti e nella pratica clinica americana, dove è di uso corrente, ha ridotto l’utilizzo della chemioterapia dal 63% nel 2006 al 45% nel 2009.

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