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Equivalenti, donne: usano poco i farmaci generici

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Farmaci equivalenti? No, grazie. Le donne italiane prediligono ancora il farmaco di marca, anche se in ogni caso sono più propense a sostituire più antinfiammatori e antidolorifici e meno le terapie per malattie cardiache o gravi.

Per un’indagine promossa dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da.), 300 farmacisti italiani intervistati hanno dichiarato che solo un quarto delle donne sceglie spontaneamente gli equivalenti, poco più della metà pone domande al farmacista, soprattutto sull’effettiva equivalenza, prima di decidere. Una su tre lo fa prima di scegliere il farmaco tradizionale, mentre due su cinque passano all’equivalente su proposta del farmacista che imputa (al 70%) tutti i timori a una scarsa e mirata informazione.

Da dove nasce l’insicurezza? Le donne temono degli equivalenti per lo più una minore efficacia (96%) perché non esattamente uguali (14%), per la percezione di non sentirsi curate allo stesso modo (12%) e per avere avuto o sentito esperienze negative (26%). In più, si sentono spiazzate di fronte a una non netta posizione del medico di famiglia o delle figure sanitarie che non si dichiarano né pro né contro.

Sempre secondo oltre la metà dei farmacisti intervistati, anche il recente decreto 135/2012, che impone la citazione del principio attivo, non cambierà nulla nel panorama generale se non per il medico. Solo per il 30% del campione porterà ad una maggiore apertura verso questa classe di farmaci.

Questa indagine – dichiara Francesca Merzagora, Presidente di O.N.Da – ha messo in luce la necessità di una maggiore e migliore informazione riguardo al farmaco equivalente. Aspetto questo che può favorire da un lato una apertura o un rifiuto più consapevole verso questa classe di farmaci e dall’altro dare alla donna, che resta il principale ‘decisore famigliare’ in questo campo come in molti altri, la giusta rassicurazione sulla sicurezza della cura sia a livello razionale che emotivo. Elementi che nell’attuale comunicazione ancora mancano. Più della metà delle donne pone domande accurate al farmacista prima di optare per l’equivalente; episodio, questo, molto più raro (1 caso su 3) quando si tratta di acquistare o assumere un farmaco di marca. Ciò sta ad indicare che occorre dare alle donne una informazione più consapevole che passi attraverso tutti i canali comunicativi“.

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