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Tumore fegato: il rischio si previene con l’aspirina

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Carcinoma epatocellulare, ovvero tumore al fegato causato da epatite virale cronica: un tipo di neoplasia che, pare, può essere curata con l’aspirina.

È quanto promette uno studio di alcuni ricercatori italiani dell’Irccs San Raffaele di Milano condotto in collaborazione con lo Scripps Research Institute di La Jolla, in California. Insieme stanno studiando gli effetti anti-aggreganti dell’associazione di aspirina e clopidogrel nel trattamento del tumore al fegato.

Nel momento in cui nell’organismo è un atto un virus dell’epatite B (HBV) o dell’epatite C (HCV), i linfociti, cellule del sistema immunitario, entrano in attacco. Ma la loro azione non solo, in buona sostanza, non serve a nulla contro il virus, ma per di più si rivela “tossica” per il fegato tanto da poter sviluppare un cancro. Non solo, ma alcune ricerche hanno messo sotto accusa anche le piastrine, come una delle cause dell’affollarsi di linfociti citotossici nel fegato.

È per questo che gli studiosi hanno ipotizzato l’utilizzo di farmaci anti-piastrinici e anti-trombotici per identificare “le piastrine al centro di una malattia molto complessa“, come spiega Luca Guidotti, responsabile dell’Unità di Immunopatologia del San Raffaele. “Il fatto poi che l’aspirina e il clopidogrel siano farmaci generici già approvati per il trattamento di disordini trombotici nell’uomo – prosegue – dovrebbe accelerare studi clinici in pazienti cronicamente infetti da HBV o HCV“.

I ricercatori italiani auspicano in tempi brevi una sperimentazione sugli uomini, che all’inizio potrebbe coinvolgere solo coloro che hanno una malattia epatica non particolarmente avanzata, perché “spesso il rischio di sanguinamento in questi pazienti è inferiore al rischio di trombosi“, sostiene Giovanni Sitia, membro dell’Unità di Immunopatologia e primo autore dello studio.

IL TUMORE AL FEGATO. 600 milioni le persone colpite nel mondo da epatite mentre la Campania è ai primi posti in Italia e in Europa per numero di casi di epatite C e per mortalità legata alle malattie del fegato, come cirrosi ed epatocarcinoma. “In Campania muoiono 7 persone al giorno per cirrosi epatica o tumore del fegato, soprattutto nelle classi di età tra i 35 e i 55 anni. Poiché circa il 70% delle cirrosi è legato ad infezione cronica da virus HCV, responsabile dell’Epatite C, appare evidente che una lotta molto intensa contro le infezioni da virus HCV è necessaria per abbattere la mortalità per cirrosi ed epatocarcinoma“, spiega Antonio Ascione, Consulente Epatologo del Centro per le malattie del Fegato dell’Ospedale Buonconsiglio Fatebenefratelli di Napoli durante l’incontro “Epatite: Ci confrontiamo“, promosso da CNR Radio con la partecipazione di EpaC Onlus.

Contro il virus dell’epatite non esiste un vaccino, ma una corretta informazione sì. La trasmissione avviene solo se c’è un contatto con sangue infetto. Sintomi evidenti, putroppo, quasi non esistono per cui si scopre che si è affetti attraverso esami del sangue specifici (transaminasi).

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Giornalista pubblicista, classe 1977, laurea con lode in Scienze Politiche, un master in Responsabilità ed etica di impresa e uno in Editing e correzione di bozze. Direttore di Wellme.it per tre anni, scrive per Greenme.it da dieci. È volontaria Nati per Leggere in Campania.