immagine

Aids: sempre più una malattia cronica

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin

Sono stimate in 170-180 mila le persone affette da Hiv, 40 mila quelle con AIDS conclamata. Le nuove infezioni sono circa 4 mila in un anno, 11 ogni giorno. 1 sieropositivo su 4 non sa di esserlo.

È questa la fotografia dell’Italia scattata durante il convegno “HIV e Hcv: due storie parallele, le sfide del futuro“, tenutosi a Roma presso l’Istituto Superiore di Sanità. Un quadro generale della situazione sulla patologia e sui suoi legami con il virus dell’epatite, che colpisce ancora oggi circa un milione e 700 mila persone.

Una relazione confermata anche delle statistiche di settore che rivelano come, nel 30% dei casi, chi è malato di AIDS contrae anche il virus dell’Hcv, con la conseguente complicazione del quadro clinico (l’epatite provoca il maggior numero di morti fra le malattie infettive trasmissibili e rappresenta la prima causa di trapianto di fegato al mondo).

Ma l’attenzione è stata focalizzata soprattutto sull’evoluzione della malattia, che da emergenza planetaria è divenuta una vera e propria patologia cronica che, seppur trattabile, porta con se conseguenze gravi e che è ancora troppo poco conosciuta.

C’è ancora un preoccupante problema di non conoscenza – ha dichiarato Stefano Vella, direttore del Dipartimento del farmaco dell’ISS, recentemente nominato al vertice delle Linee Guida mondiali HIV dell’Oms – e di sottovalutazione del rischio: un paradosso, se pensiamo a un virus che per 30 anni è stato sotto i riflettori”.

Si deve dunque continuare a puntare sull’informazione e sulla prevenzione, soprattutto per le giovani generazioni; ma è importante anche proseguire il lavoro di ricerca scientifica, nonostante i tempi di crisi come quello che l’Italia (e l’Europa) sta vivendo.

Nei prossimi 10 anni, infatti, l’AIDS potrebbe rientrare nel numero delle malattie da cui è possibile guarire, a patto che gli studi continuino il loro percorso e che non si limitino solo a cercare nuove molecole per il trattamento dell’infezione. Come spiega Vella, “bisogna mettere in atto nuove strategie, studiare nuovi farmaci e combinare diversamente quelli a disposizione. È uno scenario nuovo quello del paziente cronico e dobbiamo saperci adattare. Abbiamo capito che il virus deve essere stanato da dentro le cellule. Per questo oltre alle terapie bisognerà chiedere aiuto all’ingegneria genetici”.

Per fare questo, però, è necessario che ci sia una continua collaborazione tra pubblico e privato e che chi governa capisca che si tratta di un percorso lungo, oneroso e non privo di rischi.

Fabrizio Giona

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin