Malattie reumatiche e farmaci biologici

Malattie reumatiche e farmaci biologici: parla il Prof Minisola

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Le malattie reumatiche, o reumatismi, sono delle fastidiosissime infiammazioni che interessano le articolazioni e le strutture anatomiche ad esse collegate (ossa, muscoli, tendini e legamenti).

Nel nostro paese oltre 700mila persone sono affette da malattie reumatiche come artrite reumatoide, artrite psoriasica e spondilite anchilosante, ma solo poche vengono curate in modo adeguato.

Di recente si è tenuto a Roma un convegno intitolato “L’appropriatezza prescrittiva dei farmaci biologici quale strumento di risparmio per la collettività“, dal quale è emerso che secondo le Linee Guida nazionali ed internazionali, solo il 6% dei pazienti affetti da malattie reumatiche vengono curati con i farmaci biologici, mentre il restante 12% che ne avrebbe bisogno, viene curato in modo inadeguato.

La diretta conseguenza di un trattamento inefficace è in primo luogo una forte sensazione di dolore, seguita dall’impossibilità di lavorare e la richiesta di assentarsi dal lavoro. Lo Stato italiano spende circa 600 milioni di euro all’anno per risarcire i giorni di assenza dal lavoro di persone affette da malattie reumatiche e oltre un miliardo di euro all’anno a causa del calo di produttività delle aziende, per un totale di 1,7 miliardi di euro all’anno.

Questo spreco si potrebbe evitare se tutti i medici iniziassero ad utilizzare terapie più innovative e farmaci biologici, i quali risultano decisamente più efficaci rispetto alle cure tradizionali. Se così fosse lo Stato riuscirebbe a risparmiare un miliardo di euro all’anno, in quanto diminuirebbero le ore di assenza dal lavoro e aumenterebbe la produttività.

In altri Paesi come Germania, Francia, Spagna e Regno Unito, le cure biologiche si utilizzano già da un bel po’ di tempo e di conseguenza le spese sanitarie da sostenere sono molto più basse di quelle italiane.

Come afferma il dottor Giovanni Minisola, past President della Società Italiana di Reumatologia e Primario della Divisione di Reumatologia dell’Ospedale di Alta Specializzazione “San Camillo” di Roma: “L’introduzione di queste terapie ha rappresentato una vera rivoluzione per i malati reumatici, incidendo molto favorevolmente sulla loro qualità di vita“. Poi continua spiegando quanto risparmierebbe lo Stato se si utilizzassero le nuove terapie: “Sono terapie costose, perché un anno di trattamento con biologici costa circa 10mila euro a paziente; tuttavia, il risparmio possibile erogandole agli ulteriori 100mila italiani che ne avrebbero bisogno ma che attualmente ne sono esclusi, abbatterebbe i costi indiretti pari a 1,7 mld di euro, aumentando la capacità lavorativa e la produttività delle persone colpite, con un risparmio di 1 mld di euro all’anno. Ogni giorno, infatti, i pazienti con una malattia reumatica cronica di grado severo non trattati, impiegano un’ora e mezza in più rispetto a chi non è malato solo per iniziare la giornata: pettinarsi, prendere un caffè, lavarsi. Ognuno di loro, inoltre, se non trattato in maniera adeguata, perde in media 12 ore di lavoro a settimana e 216 euro per mancata produttività. Per lo Stato tutto ciò ha un impatto economico enorme: ogni anno vanno in fumo 1,7 miliardi di euro per colpa delle giornate lavorative perse (600 milioni di euro) e della ridotta efficienza produttiva (1,1 miliardi di euro)“.

Cosa si prova ad essere affetti da malattie reumatiche che peggiorano di giorno in giorno?

Per i pazienti tutto questo si traduce in un dramma personale e famigliare: quattro su dieci sono costretti prima o poi a rinunciare al lavoro o a cambiarlo e per il 10% le entrate economiche si riducono drasticamente, senza contare le difficoltà quotidiane da superare dovendo convivere con malattie che limitano i movimenti e provocano dolore“.

Perché la stragrande maggioranza degli ammalati non viene curato in modo adeguato?

Purtroppo, oggi in Italia c’è una scarsa attenzione nei confronti dei problemi che le malattie reumatiche creano e c’è scarsissimo interesse dei decisori rispetto alle esigenze dei pazienti, mentre è eccessiva e poco oculata l’attenzione dedicata ai costi dei farmaci. Potremmo risparmiare, se avessimo la lungimiranza di curare con i farmaci biologici tutti coloro che ne hanno bisogno e ne potrebbero perciò trarre grande giovamento: costa di meno trattare questi pazienti che affrontare le perdite dovute al calo di produttività connesso a malattie curate in modo tardivo e inappropriato“.

Intanto le case farmaceutiche cercano di andare incontro allo Stato, proponendo degli sconti per il ciclo iniziale della terapia e un “success fee” una sorta di formula “soddisfatti o rimborsati”, secondo la quale gli ospedali pagherebbero solo se il paziente riscontra miglioramenti.

Italia Imbimbo

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