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Tumore alla prostata: non cuocete troppo la carne alla griglia

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È ormai noto a tutti che la nostra alimentazione ha degli effetti sullo stato di salute generale infatti, per stare bene, alcuni cibi sarebbero proprio da evitare o da assumere in modiche quantità, altri invece rappresentano dei veri e propri elisir di lunga vita.

Proprio per questo si cerca di capire nel dettaglio quali cibi inserire nella nostra e dall’America sono giunti nuovi studi che ci portano a mettere nella “black list alimentare” la carne alla griglia troppo cotta. Il motivo è molto semplice: il suo consumo potrebbe far duplicare il rischio di carcinoma prostatico, un tipo di tumore che solo in Italia colpisce 40mila persone ogni anno.

A tutti piacciono gli hamburger e le bistecche molto cotte ma, se consumandole possiamo incorrere in gravi rischi per la nostra salute, allora è meglio evitare. Questo è quanto ci consigliano gli studiosi del dipartimento di Urologia della University of California di San Francisco, in uno studio pubblicato sulla rivista “PloS One” e guidato dal dottor Sanoj Punnen.

Il campione oggetto di studio è rappresentato da quasi un migliaio di individui, 470 persone con un tumore aggressivo alla prostata e 512 soggetti di controllo non malati. I partecipanti alla ricerca hanno compilato una scheda sulle loro abitudini alimentari relative all’ultimo anno: tra le varie domande ce ne erano alcune sul tipo di carne consumata, sul modo di cucinarla e sulla frequenza. Ed è proprio analizzando queste risposte che è emersa l’esistenza di un legame tra il consumo di carni rosse stracotte alla griglia e il tumore alla prostata. Bastano anche solo due porzioni di hamburger o polpettone o bistecca alla settimana per avere una probabilità più che doppia di sviluppare un tumore aggressivo alla prostata rispetto a chi non ne consuma.

Ma cosa rende tanto dannosa una pietanza così appetitosa? Il problema non è nella carne ma nel modo di cucinarla: il rischio è doppio per coloro che la mangiano ben cotta. Questo può essere spiegato dal fatto che in fase di cottura si sprigionano composti mutageni, come le ammine eterocicliche e gli idrocarburi policiclici aromatici, rilasciati dai muscoli degli animali cotti a temperature elevate: nello specifico, il calore fa bruciare il grasso che scorrendo sul fuoco da vita a fiamme che hanno in sé idrocarburi aromatici che ricoprono la carne.

Secondo Punnen e colleghi bisogna comunque trovare i rimedi efficaci per risolvere questo problema: “Dato l’impatto del cancro alla prostata sulla salute pubblica mondiale, l’individuazione di qualsiasi tipo di strategia alimentare e preventiva in grado di ridurne il fardello fisico, emotivo ed economico è da considerarsi estremamente importante“. Gli altri fattori di rischio conosciuti per questo tipo di tumore sono l’età, la storia familiare, l’etnicità e diverse varianti genetiche. Le statistiche relative a questo tipo di tumori sono allarmanti infatti negli Stati Uniti, il tumore alla prostata è il cancro più diffuso e nel 2011 negli Usa sono previsti oltre 33.000 morti determinate da questa malattia. Sono cifre davvero da brivido che devono renderci più responsabili perché spesso basta veramente poco per evitare grossi problemi alla nostra salute e in questo caso basta cambiare il modo in cui cuciniamo la carne rossa. È davvero una sciocchezza che però potrebbe portare notevoli benefici.

Lazzaro Langellotti

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