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Prevenzione carcinoma ovarico: tutti gli esami da fare

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È il tumore ginecologico più letale e i motivi di questa aggressività sono diversi. Uno, però, è addebitabile alla leggerezza: mancanza di informazioni sulla diagnosi precoce e sugli esami che possono indirizzare a essa.

In realtà, è ancora molto nutrita la schiera di chi pensa che questo sia un cancro “da anziane”, cioè più incidente verso i 60 anni o comunque dopo la menopausa. Vero solo in parte. Nel senso che la maggior parte delle diagnosi avviene tra i 50 e i 59 anni, quindi, non più giovanissime. Però, quando c’è una situazione di familiarità (diretta ma anche secondaria) il cancro si può manifestare anche in giovane età.

Il cancro all’ovaio, secondo l’autorevole rivista del National Cancer Institute, arriva (in statistiche nell’ordine del 10%) da una modificazione genetica: in termini tecnici dipenderebbe dalla mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2. I cosiddetti fattori di protezione sono rappresentati dalle gravidanze e da medio-lunghi periodi di allattamento. Anche prendere la pillola avrebbe potere protettivo da questa forma di cancro. E come per quasi tutti i tipi di cancro, uno stile di vita sano e controlli periodici rappresentano un’ottima forma di prevenzione. In realtà, l’unica, reale, forma di prevenzione è la diagnosi precoce. Scoprire in tempo questo cancro, è fondamentale per la vita e la qualità di vita della paziente.

Il problema è che, diversamente dal tumore al seno, gli esami di screening sono diversi e i loro risultati devono essere incrociati. Non esiste al momento uno strumento di diagnosi precoce come la mammografia, in grado di rendere agevole la prevenzione; ci si può affidare solo a un’insieme di esami giudicati attendibili. Vediamo quali:

  1. visita ginecologica con palpazione all’addome. Le ovaie assumono diverse dimensioni a seconda dell’età della donna. Un’alterazione di queste dimensioni può far sospettare la presenza di una neoplasia.
  2. Ecografia trans vaginale con dosaggio del marcatore Ca125.

Se questi esami danno sospetti di neoplasia in atto, allora si passa a un’ulteriore fase di screening. Si fa una Tac all’addome e una risonanza magnetica. I primi due esami, quindi, non forniscono certezza di diagnosi e per questo non sono stati oggetto di screening di massa sulla popolazione femminile. Li si consiglia, due volte all’anno, a chi ha casi di familiarità, a partire dai 30 anni.

In realtà, la mancanza di uno strumento di diagnosi precoce può diventare anche un problema economico. Costerebbe molto al Sistema Sanitario avere a carico sospette neoplasie alle ovaie, magari infondate e dover fare tac all’addome e risonanze magnetiche. Così, la diagnosi del carcinoma ovarico diventa difficile, la mancanza di informazione è tanta e qualcuna crede ancora che se il pap-test è andato bene, allora non ha un carcinoma ovarico. Questa tipologia di cancro è ancora troppo poco conosciuta e quel che aggrava ancora di più questa situazione è l’asintomaticità di questo tumore in fase di formazione. Quasi silente. Quasi, perché in alcune pubblicazioni scientifiche è stato accertato che tre sintomi sono molto indicativi se compaiono assieme o in rapida sequenza:

  1. gonfiore addominale, aerofagia frequente
  2. poca fame e sensazione di sazietà
  3. bisogno frequente di urinare

Quindi, attenzione. Non prendete sottogamba nessuno di questi segnali, rivolgetevi al medico di fiducia o al ginecologo e intimategli (a volte bisogna fare così!!) di prescrivervi degli accertamenti. Soprattutto ricordatevi che con tutte le patologie tumorali ma in particolare con questa, il tempo è d’oro: meno ne passa e più possibilità avrete di sconfiggere la malattia.

Sara Tagliente

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