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Attivismo politico, un’altra strada per la felicità

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Finora l’accostamento delle parole politica e felicità ci faceva solo pensare alla soddisfazione di quei politici che usano il proprio potere pubblico per fini privati o alla felicità di tutti i “lavoratori della politica” quando a fine mese controllano l’estratto conto.

Ma da oggi l’unione dei due termini non sarà più così stridente e non ci lascerà più quel sapore amarognolo. Tutto ciò grazie ai risultati di una recente ricerca che ha dimostrato come un impegno politico attivo porti benessere e felicità, ma non solo per i politici di professione ma anche per tutti coloro che si attivano per sostenere un ideale, per salvaguardare i propri diritti, per lottare contro abusi e vessazioni (vale anche per tutti quelli che combattono, per esempio, contro il proprio gestore telefonico che ritarda ad attivare l’adsl!).

Lo studio è stato condotto da due psicologi, Tim Kassel e Malte Klar, che, per indagare sul nesso tra attivismo politico e benessere, hanno intervistato 350 studenti del college, divisi in due gruppi, chiedendo di esprimere il loro impegno politico e il livello di felicità ed ottimismo. E in base a questi primi dati emerge che coloro che sono più attivi politicamente sono più felici.

Successivamente i due psicologi hanno chiesto agli studenti di scrivere una lettera alla direzione della caffetteria del college, ma un gruppo doveva chiedere semplicemente cibo più gustoso mentre gli altri avevano il compito di richiedere l’utilizzo di cibi locali o del commercio equo-solidale (quindi non solo per una questione di gusto ma per una precisa idea etica-politica). Dopo è stato misurato il grado di benessere degli studenti e ancora una volta è risultato che coloro che hanno sostenuto la causa etica-politica si sentivano molto meglio rispetto agli altri, in quanto i ragazzi avevano l’impressione di essere molto più vivi e arricchiti da questa esperienza perché capivano che stavano facendo qualcosa di importante e giusto. Infatti il concetto di attivismo in generale è legato all’idea di avere un senso, uno scopo e quindi di essere utile non solo per se stessi ma anche per gli altri. E sono proprio questi aspetti che portano la sensazione di benessere e felicità.

Riflettendo su questi risultati i ricercatori ci tengono a sottolineare diversi aspetti molto interessati. Per prima cosa è emerso che la maggior parte degli studenti che hanno sostenuto il cibo equo-solidale non erano interessati ad esso pur tuttavia, anche solo ricoprendo il ruolo di loro sostenitori, si sono sentiti meglio.

In secondo luogo, i ricercatori hanno evidenziato che, anche solo la piccola azione di invio di una lettera per chiedere cambiamenti in un menu, ha ottenuto un forte risultato sul livello di benessere dei ragazzi coinvolti. Quindi questo potrebbe far intuire quanto possa essere elevato il grado di felicità di chi ha una partecipazione politica molto più articolata e importante.

Portare avanti le proprie battaglie (magari anche con un successo) è un toccasana per il nostro benessere. Quindi cerchiamo di non nasconderci e di affrontare le questioni a viso aperto senza paura di difendere il nostro pensiero. Ne guadagnerà la nostra felicità.

Lazzaro Langellotti

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