condom scuola

Scusi prof, posso andare a prendere un condom?

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Noi che a ricreazione avremmo giusto pensato a comprare un panino, noi che guardavamo con ammirazione il compagno/la compagna che “l’aveva fatto” per primo/a, noi che aspettavamo la gita di fine anno per i nostri timidi approcci sessuali, siamo solo un lontano ricordo ormai!

Gli adolescenti di oggi sono molto, molto più svegli di noi: d’altronde, se i nostri modelli di riferimento potevano essere le minuscole e pudiche scene d’amore tra Brenda e Dylan di Beverly Hills (e ricordiamoci che Donna voleva perfino rimanere vergine!), adesso l’ispirazione in tema sentimental-sessuale è rappresentata da tronisti, troniste e loro eventuali filarini, che davanti alle telecamere si esibiscono in sonore performance “linguistiche”, e il resto lo fanno tranquillamente intuire.

Forse però non sapete che, nonostante questo gran parlare di sesso in tutti i luoghi e in tutti i laghi, i nostri cuginetti, fratellini o nipoti adolescenti sanno ben poco di realistico su questo argomento: e magari proprio perché noi ci rifiutiamo di parlargliene, sperando che Uomini e donne basti a colmare il gap informativo, o magari perché li lasciamo cercare su Internet la risposta audio-video alle loro domande (illudendosi, anche, che il sesso sia sempre come nei film hard. Ma non erano meglio i tempi della posta del cuore su Cioè).

Sapere, quindi, che nelle scuole superiori d’Italia si comincia a mettere in pratica un serio progetto di educazione all’affettività, allora, non può che farci trarre un sospiro di sollievo. La notizia l’avrete sentita: al liceo scientifico Keplero di Roma sono stati installati i primi distributori automatici di preservativi, che diventano non solo una merce più a portata di mano, ma anche più a portata di tasche studentesche, dato che una confezione da 3 condom costa 2 euro, ovvero meno della metà del prezzo pagato in farmacia (a cui va sommata la profonda vergogna che qualunque quindicenne proverebbe nel chiedere al candido commesso il tanto sospirato pacchetto). Gli ormai famosi distributori, ubicati nei bagni della scuola, non emettono poi solo preservativi (ci saranno anche gli extra-small per i nostri cari studenti?), ma anche assorbenti igienici per le urgenze delle signorine: chi di noi, a quell’età, non ha avuto qualche sorpresina poco piacevole del genere?

Com’era prevedibile, la notizia ha fatto subito capolino nelle sedi di Curie, associazioni cattoliche e parrocchie varie, che non hanno esitato a esprimere il proprio dissenso. Non può dirsi lo stesso, però, del docente di religione del Keplero, che evidentemente avrà votato a favore della mozione, visto che il Consiglio d’Istituto l’ha approvata all’unanimità.

Prima che questo pover’uomo illuminato rischi la scomunica, vogliamo spezzare una lancia in suo favore: andando ad approfondire, infatti, si può tranquillamente scoprire che l’iniziativa dei preservativi rientra in un progetto ben più ampio di educazione sessuale, che è partito un anno fa da un movimento giovanile, ha coinvolto la Provincia di Roma e anche la LILA (Lega Italiana per la Lotta all’AIDS) e contempla, oltre all’aspetto più eclatante dei distributori, anche altre azioni di accompagnamento come incontri e seminari di Educazione alla Salute e Prevenzione delle Malattie Infettive, la distribuzione agli alunni di un opuscolo sulle Malattie Sessualmente Trasmesse e una verifica finale del lavoro svolto.

Per fugarvi ogni dubbio e per approfondire ancora meglio l’argomento, noi di wellMe abbiamo intervistato per voi uno dei pionieri dell’iniziativa, Luca Sappino, 22enne romano che nonostante la sua giovane età è impegnato già da diversi anni nell’attività politica (ed è anche candidato al Consiglio Regionale del Lazio alle prossime consultazioni elettorali). La sua campagna “choc” sulla contraccezione, intitolata “Consapevolezza e Libertà”, ha dato il via all’intero progetto.

Ecco le domande che gli abbiamo fatto.

Luca, sei il promotore dell’iniziativa per i preservativi nei licei. Quando, come e perché hai deciso di intraprendere questa battaglia?

Non sono il promotore ma uno dei protagonisti. L’iniziativa è stata portata avanti, un anno e mezzo fa, da un gruppo di ragazzi e ragazze provenienti dai partiti del centrosinistra e da alcune associazioni già impegnate nelle battaglie di libertà, come la “Luca Coscioni” e il “Mario Mieli”. Abbiamo deciso di rompere un tabu, portare la prevenzione lì dove ha più senso, nei luoghi che i giovani vivono tutti i giorni.

Il Keplero di Roma è il primo liceo italiano a ospitare un distributore di preservativi. Quali sono state le reazioni dopo l’installazione?

Esatto, è il primo liceo italiano, ma non il primo in Italia. Ci sono tanti licei che già da anni hanno installato distributori di preservativi nelle strutture, sono i licei internazionali. Siamo sempre noi che rincorriamo ma oggi possiamo marcare una vittoria, che però non è sufficiente. Bisogna che altre scuole seguano l’esempio del Keplero. Noi sapevamo di imbarcarci in una sfida in salita e così è stato all’inizio. Poi l’entusiasmo e le risposte degli studenti ci hanno fatto capire che la battaglia è giusta. E vale la pena portarla ancora avanti.

Sul fronte genitori, invece, non tutti saranno stati contenti di questa prospettiva…

Io credo che, esclusa l’indignazione di alcune associazioni di genitori cattolici, siano tutti contenti. I genitori sanno bene quali sono i bisogni e le abitudini dei loro figli. Sanno che devono recuperare un rapporto spontaneo con gli affetti e nelle relazioni, anche in quelle sessuali.

Quali possibili degenerazioni intravedi nella distribuzione dei condom a scuola?

Degenerazioni? Nessuna. Forse avremo qualche gavettone in più l’ultimo giorno di scuola, ma avremo anche combattuto in maniera determinata la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili e le gravidanze indesiderate, gli aborti. Direi che lo scambio è conveniente.

Dopo questo obiettivo raggiunto, avete già in mente degli step futuri in questo senso?

L’esperienza deve ripetersi in altre scuole e in altri luoghi frequentati dai giovani, in altri luoghi che siano capaci di rendere la prevenzione un atto “naturale”. Università, discoteche e strade della movida sono tutti luoghi da conquistare, tutti posti dove non c’è spazio per la vergogna.

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