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Donne e antidepressivi: colpa delle case farmaceutiche?

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Donne e depressione. Un binomio sempre più comune, purtroppo, che, secondo gli ultimi dati, sembra stia raggiungendo cifre davvero spaventose.

Una ricerca tedesca pubblicata su Neuropsychopharmacology rivela, infatti, un massiccio aumento del numero di donne colpite da depressione e una conseguente impennata delle prescrizioni di farmaci antidepressivi.

Le donne hanno il doppio delle probabilità di soffrire di questa malattia rispetto a 40 anni fa e, addirittura, si prevede che ogni 7 donne una verrà colpita da depressione ad un certo punto della vita. Numeri che però si dimezzano se riferiti agli uomini.

Ma cosa sta succedendo alle donne di oggi? Secondo i ricercatori tedeschi è tutta colpa della “vita moderna“. Il professor Hans-Ulrich Wittchen, responsabile della ricerca, dice che la pressione data dal contrasto tra avere una famiglia e lavorare sta diventando un “fardello enorme”. Una risposta che non soddisfa e che appare un po’ troppo semplicistica. Anche perché attualmente sono gli uomini ad avere i maggiori problemi, costretti a realizzare di aver perso il ruolo di capofamiglia o ad affrontare la disoccupazione.

Secondo la Dottoressa Rebecca Gill, coordinatrice di un sondaggio effettuato in Inghilterra su 2.000 donne, la risposta è un’altra: l’assenza di alternative all’industria degli psicofarmaci per combattere i disagi emotivi delle donne. Per risolvere alcuni di questi problemi basterebbero alcune sedute di psicoterapia, o magari di agopuntura o di terapia della luce, senza arrivare al dilagante uso e abuso di psicofarmaci.

Le donne e le ragazze spesso non vogliono prendere questi farmaci per lungo tempo -dice la Gill- Cercano solo qualcuno interessato ad ascoltare la loro storia“. Ma molti medici dicono che si sentono “costretti” a prescrivere antidepressivi , perché “è più semplice“. Eppure questi farmaci comportano il rischio potenziale di gravi effetti collaterali, che vanno dall’ansia alla perdita di appetito e di libido.

Il professor David Healey, esperto di medicina psicologica, dell’Università di Cardiff, autore di “Let Them Eat Prozac“, si scaglia apertamente contro le case farmaceutiche, accusandole di marketing sfrenato. Sono loro ad aver creato l’etichetta “depresse” da affibbiare alle donne, solo per incentivare le loro vendite.

Negli anni ’60 e fino alla fine degli anni ’80, le aziende che commercializzavano tranquillanti hanno convinto le persone di essere ansiose – spiega Healey – e quando il Valium è caduto “in disgrazia”, le aziende farmaceutiche hanno sviluppato una diversa classe di farmaci: gli antidepressivi. Allora bisognava convincere le persone di essere depresse. È tutta questione di etichettatura“.

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Tralasciando il complesso mondo dell’industria farmaceutica, resta il fatto che, chiaramente, abbiamo bisogno di forme alternative di sostegno e trattamento per le donne che soffrono di problemi emotivi e che la risposta ai loro problemi non può ridursi alla prescrizione massiccia di “pillole della felicità”.

Roberta Ragni

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Dopo una laurea e un master in traduzione, diventa giornalista ambientale. Ha vinto il premio giornalistico “Lidia Giordani”, autrice di “Mettici lo zampino. Tanti progetti fai da te per rendere felici i tuoi amici a 4 zampe” edito per Gribaudo - Feltrinelli Editore nel 2015.