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La depressione modifica la vista e fa vedere nero

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Non solo la fame fa vedere tutto nero! Quando si è affamati si può avere una momentanea carenza di zuccheri e si può arrivare a “non vederci più”, ma nella depressione invece, si ha una vera e propria alterazione della vista.

L’Università di Friburgo ha infatti appena pubblicato sulla rivista Biological Psychiatry i risultati del suo ultimo studio: gli occhi dei depressi non percepiscono i contrasti tra i colori e vedono perciò la realtà davvero più scura di quella che è.

Per studiare il collegamento fra disturbi dell’umore e la vista, i tedeschi hanno fatto un test su 80 persone, 40 malati e 40 no. I partecipanti allo studio sono stati fatti sedere in una stanza poco illuminata e posizionati davanti a uno schermo; con degli elettrodi sugli occhi hanno osservato scacchi bianchi e neri che cambiavano gradualmente colore fino a diventare grigi.

Man mano che il dislivello di colore tra di loro diminuiva, tanto più i segnali elettrici del nervo ottico dei depressi diminuivano di intensità. Questo vuol dire che, affievolendosi queste percezioni, i malati hanno davvero una visione distorta della realtà proprio perché la depressione e la vista ad essa correlata fanno captare meno i contrasti delle figure e delle cose esistenti all’esterno del corpo.

Facciamo un esempio: mentre i volontari osservavano due quadrati, entrambi ben delineati, uno bianco e uno nero, l’attività del nervo ottico non malato era tre volte superiore rispetto a quella col “male di vivere”. Più si è depressi e meno il nervo ottico è attivo e il motivo “potrebbe risiedere nel fatto che i neurotrasmettitori che regolano l’attività nervosa dell’occhio sono collegati alle diverse emozioni che un individuo può provare”, spiega il dottor Emanuel Bubl.

Si è arrivati quindi alla conclusione che non è solo un luogo comune e un modo di dire affermare che quando si è giù si vede tutto nero: il senso della vista viene alterato e questo si riflette in primis sulla percezione dei colori che sono più sbiaditi e foschi, ma anche, ovviamente, su tutta la realtà circostante.

Secondo Bubl, “questo tipo di tecnica potrebbe essere utilizzata per la diagnosi clinica della depressione”, una malattia sempre più diffusa e dirompente. In Italia sono addirittura circa 5 milioni a soffrirne.

Se gli occhi del depresso rendono l’ambiente attorno a lui più cupo facendogli assumere toni più scuri, si potrebbe davvero auspicare, in attesa di un risveglio alla consapevolezza che ci renda tutti liberi di vivere sereni e in pace con noi stessi, che una ricerca di tal genere e quelle a lei conseguenti possano portare un raggio di sole nelle giornate buie di chi proprio non riesce a vedere quanto è bello vivere.

Valentina Nizardo

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