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Sempre più donne diventano mamme dopo i 40 anni. Perché?

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Diventare mamma: l’obiettivo primario della vita di una donna, da raggiungere il prima possibile. Sì, fino a 50 anni fa. Ora la vita è cambiata, i ritmi sono diversi. E le priorità si sono non solo modificate, ma proprio ribaltate. Perché? Perché oggi si sceglie di avere figli sempre più tardi, anche superata la soglia dei quarant’anni. E le italiane sembra facciano scuola con questa tendenza.

Un’indagine ha rivelato che nel 2008 le donne nel nostro Paese divenute madri per la prima volta dopo aver superato la soglia degli –anta erano 32 mila, contro le 12 mila del 1995. Ed è questo confronto il dato più interessante: in 13 anni il numero di coloro che scelgono di avere figli non più giovanissime è più che triplicato. E le inglesi iniziano a prendere esempio da noi. L’Ufficio Nazionale Statistiche Britannico ha reso noti i dati di uno studio secondo il quale nel 2009 circa 3 mila donne al di sopra dei 40 anni hanno dato alla luce un figlio; il doppio rispetto al 1999, addirittura il triplo rispetto al 1989.

E viene spontaneo chiedersi il perché. Sono tre le ragioni fondamentali che gli studiosi britannici hanno individuato: motivi pratici, ma anche psicologici. Una ragione è nota a tutti: le donne si stanno affermando sempre di più sul piano professionale. Con difficoltà, con disparità ancora troppo evidenti rispetto ai colleghi uomini, ma ci stanno provando. La carriera però ha un prezzo alto: è necessario essere sempre attive, propositive, dinamiche per restare sulla cresta dell’onda, altrimenti si viene sostituite, rapidamente, da qualcuno/a più presente. E come conciliare questa esigenza di dedizione totale al lavoro con la maternità?

È veramente molto difficile. Per quanto sia doloroso ammetterlo, la scelta di avere un figlio è fortemente penalizzante sul piano lavorativo per una donna: il rischio è quello di venire, in forme più o meno marcate, messa da parte. Ecco allora che la maternità viene ritardata: non più dopo la fine degli studi e l’inizio di un impiego. Le donne preferiscono aspettare di aver raggiunto una certa stabilità professionale, di essersi affermate ed avere anche una disponibilità economica discreta su cui poter fare affidamento, per decidere di dare alla luce il loro primogenito.

Attenzione però. Il dottor Tony Rutheford, presidente della British Fertility Society, fa notare che la scelta di attendere molto prima di avere un figlio non è sempre e comunque esente da rischi e va ponderata con molta cautela. Il “prima la carriera”, dunque, non sembra più una frase solo maschile. Ed eccoci giunti alla seconda ragione. Sembra proprio che la fede al dito vada sempre più stretta agli uomini, che sentono di aver raggiunto il game over dopo il fatidico “SI”. E la propria donna con il biberon e i pannolini in mano? No, grazie! Uno spettacolo da posticipare il più possibile. Ed allora anche questa riluttanza dell’uomo alla formazione di una famiglia è un dato che le donne che vivono con il sogno di stringere tra le braccia un bebè devono prendere in considerazione, aspettando, come tante “Penelopi” moderne.

La terza ragione non fa distinzioni di sesso, ma accomuna uomini e donne in una sindrome squisitamente moderna e sempre più diffusa: la sindrome di Peter Pan. Non si tratta di vera e propria immaturità, ma di quel desiderio, tipicamente adolescenziale, di “godersi la vita”. Che significa? Tante cose: è la voglia di viaggiare, di conoscere, di uscire e far tardi, spesso di prendere alla leggera la stessa relazione sentimentale. È il desiderio di avventura, di assaporare ogni cosa, che ha da sempre abitato il cuore di ogni persona.

Ma come la mettiamo se c’è un neonato che piange ad ogni ora del giorno e della notte per infinite esigenze? Decisamente poco conciliabile con la voglia di evasione. E allora molti scelgono di posticipare il momento in cui la nascita di un figlio li chiamerà ad una nuova avventura, affascinante e misteriosa, ma che certamente non può essere presa alla leggera: quella di condurre per mano la propria creatura alla scoperta di questo straordinario viaggio chiamato vita.

Francesca Di Giorgio

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