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Mammo: quando i ruoli di coppia si invertono

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La società si sta evolvendo e le condizioni ancestrali che hanno mantenuto una significativa polarizzazione dei ruoli, per cui il maschio era il lavoratore e la femmina era dedita alla casa, mutano.

Le donne sono più determinate, ambiziose e integrano nella loro personalità qualità tipicamente maschili, che le portano ad essere spesso fuori casa e poco inclini a quei lavori domestici tipici delle generazioni passate.

Una volta le nostre nonne cucinavano, stiravano e garantivano l’educazione della prole, con comprensione (più o meno) e accudimento continuo. Il padre, severo e distaccato (più o meno anche qui), rientrava a casa la sera e forniva le regole, assumendosi il ruolo del giudice e di colui che somministrava punizioni.

Ma ora che la sicurezza maschile si incrina sempre di più, erosa in molti aspetti dall’aggressività femminile, le cose stanno cambiando. L’uomo diventa sempre più sensibile e finisce per sviluppare alcune qualità tipicamente femminili. Alcuni uomini arrivano a voler dedicare una parte consistente della propria vita alla famiglia e ai figli.

Si prendono cura dei bimbi, scelgono gli abiti per loro, cucinano, stirano, puliscono, accantonando la spinta interiore all’affermazione personale e alla carriera.

Quando questo succede vuol dire che l’uomo ha invaso il campo di biologica pertinenza femminile, sostituendosi alla figura della madre. Di solito, il posto viene preso, a livello inconscio e in buona fede, perché vacante. La madre c’è ma dedica il suo tempo ad altro, preferendo l’affermazione lavorativa alla dimensione famigliare. Non si tratta di quelle donne, impegnatissime e davvero incredibili, che riescono a conciliare, con doti superiori, lavoro, famiglia, vita sociale e quant’altro. Si tratta di casi dove la madre è assente e il padre, di fatto, diventa il mammo.

L’assenza della donna può essere dovuta a molti fattori, ad un rifiuto della propria femminilità, di cui la maternità è l’espressione più evidente, oppure ad una certa immaturità emotiva e psicologica, per cui una “bimba” è incapace di prendersi cura dei piccoli da sola.

L’uomo, in compenso, probabilmente poco fermo nella sua identità maschile, o poco fiducioso dell’istinto materno femminile, accetta una situazione in cui riesce ad essere confermato in un ruolo, rischiando molto meno di quanto potrebbe fare mettendosi in gioco nel mondo esterno.

In questo modo, però, le polarità si invertono e, con il passare del tempo, il maschio finisce per perdere il suo connotato erotico. L’uomo attira la donna per molte delle sue caratteristiche, ma una delle principali è l’energia attiva nei confronti della vita. Dopo secoli di soprusi e violenze, le donne sono molto felici che il maschio abbia imparato a contattare la sua parte più sensibile e sia in grado di dominare la sua aggressività.

Ma quella capacità tutta maschile di protendersi verso l’oggetto del desiderio, il saper “prendere”, quando vuole fortemente qualcosa, è la maggior fonte di attrazione sessuale per una donna. La letteratura, così come i sogni romantici di molte ragazze, sono ricolmi di storie in cui un uomo insegue la donna – che magari gli ha concesso solo qualche sguardo – e supera infinite peripezie per averla.

La donna, per l’appunto, si concede, ma solo alla fine, dopo che l’uomo ha dimostrato tutto il suo valore. Chi avesse dubbi sulla naturalità di tale atteggiamento, può vedere cosa succede ai pennuti quando decidono di corteggiare una femmina della loro specie.

Quindi, l’uomo-bigodino, che prepara manicaretti deliziosi (gesto molto sensuale se compiuto da un uomo), stira gli abiti dei bimbi e della moglie, prepara le merende per tutti, accudendo anche la casa perché ha molto tempo libero (o comunque perché tutto il tempo libero che ha lo passa nella cura della prole) è quanto di meno erotico esista.

Con il tempo, la donna comincia a guardarsi in giro, per ritrovare in un altro uomo quelle qualità maschili che non sente più nel compagno.

La soluzione? Cercare, da subito, di invertire la rotta. Lo scambio dei ruoli è un problema che porta a grandi incomprensioni e alla possibilità di rottura della coppia. È meglio rivolgersi ad esperti che possano consigliare il percorso più adatto e aiutare nel cammino per rafforzare la propria identità, assaporando il benessere dello stare nel ruolo maschio/femmina.

Aiutarsi l’un altro è splendido e giusto. Ma ognuno dalla propria parte.

Fiammetta Scharf

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