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Sedersi? È questione di personalità

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Secondo una ricerca del prof. Tom Fawcett dell’Università di Saldford anche il solo sedersi delinea un profilo di personalità. Questa conclusione del Professore deriva dall’aver sbirciato per alcuni anni il comportamento di un gruppo di pendolari che prendevano ogni giorno l’autobus che collega Boston con Manchester.

Dunque, care amiche, se dopo aver sbirciato il desktop e l’iPod di colleghi, amici, conoscenti e quant’altro non avete ancora le idee molte chiare: ecco, un altro piccolo vademecum per capire meglio gli altri. Naturalmente, dovrete osservarli mentre prendono posto sull’autobus, cosa qui non troppo semplice, visto l’affollamento degli autobus italiani.

Secondo lo studio del prof. Fawcett in base al posto scelto si possono classificare sette diversi tipi di personalità. La scelta sui bus inglesi è spesso più ampia che in quelli di altri paesi perché la maggioranza degli autobus sono a due piani, e ciò aumenta la varietà. Ma le regole base si possono applicare anche ai bus a un piano solo.

Al primo gruppo appartiene chi siede davanti, al piano superiore, è una persona che “guarda avanti“, pensa alle opportunità del futuro più che alle delusioni del passato, ha il coraggio di buttarsi in nuove avventure o iniziative. Forse perché, con la sua scelta, segnala di non avere alcuna preoccupazione di andare a sbattere contro un altro veicolo.

Chi siede in mezzo, sempre al piano di sopra, è catalogato come uno spirito libero, un individuo che sa godere della propria autonomia ed eventualmente apprezzare la solitudine, per lo più dedito a leggere un giornale, un libro o ad estraniarsi ascoltando musica.

Chi al piano superiore va a mettersi nei sedili di dietro è un tipo ribelle, forse perché da laggiù, sceglie un posto dove non è facile essere visti ma si vedono tutti gli altri passeggeri, ed è anche più facile valutare la situazione e complottare nell’ombra.

E passiamo al piano di sotto. Qui, quelli che stanno davanti sono gli animali sociali per eccellenza, desiderosi di salutare il prossimo, scambiare due chiacchiere con uno sconosciuto, incontrare un amico: sono in effetti i primi a vedere chi sale a bordo.

I più chiacchieroni, tuttavia, sono coloro che, sempre al piano di sotto, si collocano al centro del bus: un crocevia da dove si controlla praticamente qualsiasi movimento, chi sale, chi scende, chi c’è, chi non c’è.

E quelli che al primo piano si mettono in fondo sono coloro che amano il rischio, forse perché è il posto dove si vede meno bene dove sta andando il mezzo pubblico e di conseguenza è più facile perdere l’equilibrio.

C’è infine l’ultima categoria, la settima, la più interessante, ribattezzata “camaleonti“: sono i passeggeri che si siedono una volta qui, una volta là, e che si trovano sempre bene, con chiunque, in qualunque circostanza.

Studi analoghi sono stati compiuti in passato anche su treni, aerei, cinema, non solo per comprendere il carattere di chi è seduto in un determinato posto ma anche per migliorare le uscite di emergenza e le condizioni di sicurezza. In realtà, anche osservando la posizione delle persone che parlano o ascoltano, è possibile capire la personalità di chi ci sta di fronte, ma questa è tutta un’altra storia.

Per ora, non mi resta che augurare a tutte buona osservazione e magari una bella gita. Su un autobus a due piani.

Manuela Marino

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