immagine

Il mondo virtuale affascina gli adolescenti. Occhio genitori!

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin

Basta fare mente locale sulle nostre vite quotidiane per capire e accorgerci di quanto siano cambiate le abitudini dei bambini e adolescenti nell’era di Internet.

Ormai la rete costituisce una vera calamita per tutti, anche per i ragazzini che fin dalla tenera età hanno l’abitudine di navigare come provetti e precoci marinai nel mare della virtualità, con tutte le insidie che si possono nascondere in esso. Ed è proprio su questo aspetto ci vogliamo concentrare: gli adolescenti sono tutelati in rete? I genitori sono consapevoli di ciò che potrebbe succedere ai propri figli a causa di un uso scorretto di Internet?

In base ad una ricerca del progetto Eu Kids Online, finanziata dall’Unione europea e coordinata dalla London School of Economics and Political Science, sembra proprio che i genitori non siano molto preoccupati: infatti l’82% del campione di italiani intervistati dice di non temere il virtuale.

I dati si basano sullo studio di oltre 25 mila ragazzi di 25 Paesi dell’Unione Europea e si è cercato di analizzare il loro rapporto con Internet e gli eventuali controlli parentali messi in atto per ridurre i rischi nascosti nella rete costituiti dalla pornografia, dal bullismo, dal sexting (cioè l’invio di messaggi a sfondo sessuale), fino all’incontro con persone conosciute online.

In base ai risultati emersi dall’indagine, 6 ragazzi italiani su 10, tra i 9 e i 16 anni, navigano tutti i giorni in Internet. Il motivo per cui usano la rete varia molto infatti l’85% lo usa per fare i compiti, l’83% per giocare, il 76% per guardare video e il 62% per restare in contatto con gli amici. E per la maggior parte dei ragazzi italiani (circa il 62% contro la media Ue del 49) la navigazione è solitaria e senza guida e viene fatta nella propria camera.

La responsabile italiana della ricerca, Giovanna Mascheroni, ha spiegato il punto di vista dei genitori emerso dal progetto Eu Kids Online: “Il 63% dei genitori si autopromuove sostenendo di suggerire ai ragazzi come comportarsi su Internet, parlando di quello che può turbarli (56%) o li ha turbati (26%). Ma quello che più ci allontana dal resto d’Europa è proprio la convinzione che su Internet non possa capitare nulla di male. Non solo: molti genitori sovrastimano i rischi legati alla pornografia e ne ignorano altri come il cyber bullismo: sconosciuto all’81%, va dall’invio di messaggi violenti o minacciosi all’esclusione dai gruppi di discussione, fino alla pubblicazione online di sfottò, confidenze o video umilianti. Due ragazzi su tre la giudicano un’esperienza molto dolorosa“.

Per lo psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet questo atteggiamento di padri e madri dipende un po’ dal tipo di educazione dato: “I genitori sono convinti che i loro ragazzi sanno fare meglio di loro sulla Rete ma la loro tranquillità nasce anche dal modello educativo che punta tutto sulla socializzazione precoce: hanno bisogno di credere che i loro figli sanno cavarsela“. E infatti il 70% ha fiducia nelle capacità di autodifesa dei propri ragazzi anche se il 39% di loro ignora però ogni consiglio.

Ma c’è chi dà la responsabilità di questa caratteristica italiana all’ignoranza in tema di informatica da parte degli adulti italiani che ignorano anche i dati degli adescamenti online. Intatti il direttore generale di Save the Children Italia, Valerio Neri, ha affermato: “Dalla ricerca Eu Kids Online emerge che il 4% dei nostri ragazzi (9% la media Ue) incontra persone conosciute online. I nostri dati Ipsos parlano di un 14%: anche se solo la verità sta nel mezzo, sono tantissimi. I genitori devono parlare di più ma anche il governo deve inserire nell’agenda digitale percorsi di tutela: offline l’educazione (e quindi la guida) di genitori e insegnanti, online filtri da parte delle aziende“.

Anche se esistono guide per una navigazione sicura e numerosi filtri parentali per evitare che i nostri figli accedano ad alcuni siti (porno per esempio), non c’è un grosso controllo sui social network.

Sembra che però il punto in cui bisogna concentrarsi è quello che fa riferimento all’alfabetizzazione informatica dei genitori, infatti come ha detto Gianni Nicolì, pedagogista e responsabile scuola e università dell’Age (Associazione italiana genitori): “Per conoscere i rischi i genitori devono conoscere Internet“.

Quindi grande attenzione deve esserci da parte dei genitori che non possono delegare i figli ad auto controllarsi: i rischi possono essere anche decisamente seri e gravi e bisogna quindi correre ai ripari prima che sia troppo tardi. Prevenire è sempre meglio che curare.

Lazzaro Langellotti

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Per suggerimenti, storie o comunicati puoi contattare la redazione all'indirizzo redazione@wellme.it