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L’adolescenza? È davvero uno stress

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Età della leggerezza? Macché! L’adolescenza è un vero incubo! Ipersensibili e scostanti, i teenager sono una bomba ad orologeria pronta ad esplodere: il loro stress emotivo è nettamente maggiore di quello di un adulto, soprattutto perché il cervello non è ancora pronto per affrontarlo!

La neurologa Adriana Galván della Università della California di Los Angeles ha da poco reso noto il suo studio pubblicandolo su ScienceNation. La sua ricerca sulla mente degli adolescenti ha appurato che il loro essere poco propositivi dipende dal fatto che il loro cervello è solo apparentemente maturato del tutto, ma che in realtà è ancora nella fase del pieno sviluppo, si sente sovraccaricato e, appunto, messo sotto stress perché incapace di reggere le troppe pressioni e informazioni ricevute: una sorta di intasamento mentale che dipenderebbe da svariati motivi – emotivi, ambientali, relazionali, psicologici – ma che, scientificamente, è la conseguenza di un’attivazione sproporzionata di quel sistema cerebrale che prende nome di ricompensa e che scatta ogni qual volta ci si trovi di fronte all’arduo compito di dovere fare una scelta.

La Galván ha studiato la mente di un gruppo di volontari adolescenti dopo una loro giornata particolarmente “impegnativa” – a valutarla gli stessi adolescenti su una scala da 1 a 7. Le scansioni con risonanza magnetica hanno proprio evidenziato questo squilibrio nella corteccia prefrontale, che è la zona adibita a mantenere l’equilibrio comportamentale e a pesare le azioni e le loro conseguenze future. “Quando sei stressato come un adolescente, prendere decisioni diventa quasi impossibile, ma conoscere il problema ci porta già a metà dell’opera“, spiega la dottoressa.

Prendere una qualsiasi decisione, se pur banale quando si è giovani sembra di vitale importanza: o è tutto bianco o è tutto nero, non ci sono vie di mezzo né, tanto meno, vie di fuga!

Le ragioni dello stress adolescenziale non sono solo biologiche e neurologiche, ma anche ormonali – dovute alla maturazione sessuale – e psicologiche – l’inizio della vita sociale e il “debutto” nel gruppo dei pari: lo sviluppo della sessualità contribuisce oltremodo ad aumentare lo stress perché accresce le pulsioni e le emozioni che però non si accordano con lo sviluppo mentale – infatti il cervello è del tutto maturo a livello neurologico tra i 20 e i 22 anni quando si dà la completa mielinizzazione delle fibre che collegano l’emisfero destro e il sinistro.

Prima di riuscire ad utilizzare le informazioni che arrivano dall’esterno, un ragazzo deve capirle, e non è cosa da poco: questa sorta di confronto col mondo genera turbamento e insicurezze, e forse è per questo che durante l’adolescenza ci si chiude in un mondo parallelo che si è in grado di gestire di più.

In ogni individuo – continua la Galván – per avere un funzionamento mentale armonico ed equilibrato, è importante che non ci siano grandi influenze emotive. Le emozioni non gestite o non gestibili determinano un’interferenza con le funzioni cognitive, razionali, ovvero con la capacità di pensare, con l’attenzione e la concentrazione. Da qui, spesso, le difficoltà scolastiche, spesso erroneamente scambiate per mancanza di voglia o scarso amore per lo studio“.

È allora importante capire quali cose per noi adulti del tutto “normali” possono invece scatenare reazioni emotive devastanti nei nostri figli: senza arrivare ai casi più gravi di dipendenze emotive e non solo, che possono avere strascichi per tutta la vita, è sempre bene sapere e intuire cosa provoca ansia e paura nei bambini e negli adolescenti. I campanelli d’allarme variano con l’età – per esempio rabbia e incubi per i più piccoli, scarsa autostima e ribellione nei più cresciuti – ma tutti non sono da sottovalutare.

Ecco allora come si può intervenire per migliorare la situazione e aiutare bimbi e teenager a gestire lo stress. Anzitutto per creare un ambiente più sereno atto a incentivare comportamenti e attività positive che eliminino il nervosismo occorre non minimizzare assolutamente le sensazioni dei figli ed essere premurosi e presenti, senza essere invadenti: dare il buon esempio, per esempio, nel razionalizzare e nel dare il giusto peso alla situazione reale, facendo capire la diversità tra ciò che si pensa e si sente e ciò che è in realtà, può notevolmente abbassare il senso di colpa che può compromettere lo stile di vita dei più piccoli, e non solo, incapaci di capire che certi avvenimenti dolorosi non dipendono il alcun modo da loro.

Inoltre, pensare ai loro bisogni effettivi senza confonderli con le nostre aspettative può infondere loro maggior fiducia in se stessi, soprattutto nel momento “distruttivo” dell’errore. Bisognerebbe far loro capire che gli errori sono esperienze e che senza di essi non si cresce, esattamente come senza le esperienze positive: con e tramite gli sbagli si può capire cosa si vuole realmente e, soprattutto, si può imparare a non farli più perché, semplicemente, sbagliando si impara!

Valentina Nizardo

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