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Aiutare il partner? Sì, ma con moderazione

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Non si finisce mai di imparare! Quante volte vi siete lamentate/i di avere un marito o una moglie (è più raro però, siamo sinceri!) assenti, non in grado di dare il supporto e l’aiuto necessario?

Tanto lo so, posso contare sol su di me” è una frase, ahimè, ricorrente tra le mura domestiche, di solito pronunciata tra crisi di isterismo, con gli occhi di fuori, di fronte ad un (una, come ho detto, è più raro) partner con gli occhi bassi e divenuto più piccolo di venti centimetri, sepolto sotto la montagna di improperi e lamentele.

La mancanza o la scarsità di sostegno, però, è migliore rispetto all’eccesso di collaborazione. Come dire, tra un partner praticamente assente ed uno troppo presente è meglio il primo. Meglio non perché offra più appigli per essere lasciato, ma perché contribuisce a preservare la stabilità della coppia. La soluzione ottimale? Quella che conoscevano già i latini: in media stat virtus.

Il partner ideale, cioè, è presente nella misura e soprattutto nei modi giusti. Non siamo noi di WellMe a dirlo, ma un gruppo di ricercatori della University of Iowa College of Liberal Arts and Sciences guidati dalla dottoressa Erika Lawrence. Lo studio mostra la necessità per le coppie di capire i vari modi in cui si può essere di aiuto al partner e soprattutto l’importanza di comunicare con chiarezza all’altro/a ciò di cui si ha bisogno. “L’idea che il semplice essere più disponibili sia un bene per la coppia è un errore – afferma la dottoressa Lawrence –. Spesso i mariti e le mogli pensano che se il proprio partner li conosce davvero dovrebbero come aiutare in un momento di difficoltà”.

Non è questo, però, il modo migliore di impostare una relazione coniugale. Il/la partner non deve riuscire a leggere nel pensiero. Le coppie potrebbero essere molto più felici se ognuno imparasse a dire all’altro “Questa è la situazione in cui mi trovo, e tu puoi aiutarmi in questo modo”.

Avevamo già parlato del fatto che, per avere un aiuto materiale in casa, è necessario rivolgere agli uomini delle richieste precise, senza lasciar loro indovinare le necessità di volta in volta. Ebbene, questo consiglio vale anche nei confronti delle donne, e anche in campi che esulano dalle faccende domestiche. Nello studio svolto, Lawrence e i suoi colleghi hanno scoperto che ricevere più sostegno di quello desiderato rappresenta, per il declino della coppia, un fattore di rischio maggiore rispetto al non essere presenti accanto alla moglie o al marito.

Se non si riceve abbastanza aiuto dal compagno – afferma la dottoressa Lawrence – si può cercar supporto anche presso altri familiari o amici; ciò vale soprattutto per le donne, che tendono ad avere molteplici fonti cui attingere per essere sostenute. Se, al contrario, si riceve troppo aiuto, non c’è possibilità di trovare soluzioni per rimediare al problema“.

Lo studio, condotto dal team della Lawrence, ha coinvolto 103 coppie di sposi che hanno completato, nei primi cinque anni di matrimonio, cinque questionari, miranti a scoprire come all’interno della coppia abbiano fornito aiuto l’uno all’altro, misurando anche il grado di soddisfazione reciproca. Sono state individuate quattro diverse forme di supporto: conforto fisico e sostegno emotivo (ascoltare con partecipazione, prendendo tra le proprie mani la mano del partner, o abbracciandolo con affetto e tenerezza); sostegno come attestazione di stima (esprimere fiducia nei confronti del partner, incoraggiarlo); supporto informativo (dare consigli, suggerimenti); aiuto pratico (assumersi qualche responsabilità concreta per aiutare il partner ad affrontare il problema).

I risultati hanno mostrato che l’eccesso di sostegno informativo, vale a dire esser sempre pronti ad fare il grillo parlante della situazione, con il consiglio da offrire, anche quando non richiesto e la soluzione sempre pronta in bocca, è sicuramente il più dannoso per l’equilibrio della coppia. Al contrario, non si sbaglia abbondando con quelle iniezioni di fiducia che ormai il mondo esterno dispensa sempre più raramente.

Attenzione, però, dovete realmente essere convinti di ciò che dite: il partner non è un datore di lavoro che dovete ben disporre nei vostri confronti, anche a costo di bugie colossali. Tuttavia lo studio, pubblicato sul Journal of Family Psycology, ha dimostrato che lo scarso sostegno è più comune dell’eccessivo: due terzi degli uomini ed almeno l’80% delle donne si è, infatti, lamentato di ricevere poco aiuto dal partner. Solo circa un terzo degli uomini e delle donne intervistati ha dichiarato di avere più sostegno di quello desiderato.

Uno studio correlato ha dimostrato che sono gli uomini i più esigenti: i mariti, infatti, vorrebbero che le mogli riuscissero a dispensare il giusto tipo di aiuto nella dose richiesta, proprio come fa un medico in presenza di una malattia. Molto più indulgenti, invece, noi donne che, pur di ricevere sostegno, considerazione, da parte degli uomini, sembriamo disposte ad accontentarci anche di rudimentali tentativi di disponibilità da parte dei partner, anche se poi le parole che ci dicono sono le ultime che avremmo voluto sentire in quel momento ed anzi, se siamo sull’orlo di un precipizio, ci danno una bella spinta giù dal burrone. “Gli uomini non dovrebbero star con le mani in mano quando non sanno cosa fare – sostiene ancora la dottoressa Lawrence – dovrebbero esser presenti e continuare a provare, perché gli studi dimostrano quanto le donne sappiano apprezzare il loro sforzo”. “Il segreto è il dialogo. – continua – Se hai bisogno di aiuto, chiedilo, se vuoi renderti utile, chiedi cosa puoi fare, senza presumere di sapere già come agire nel modo migliore. Bisogna parlare di ciò che va bene e di ciò che invece non funziona e cercare insieme una soluzione”.

Le ricerche condotte hanno permesso di sfatare alcuni luoghi comuni: non è vero, ad esempio, che l’uomo, per mantenere intatta l’aria da duro “che non deve chiedere mai”, preferisce arrovellarsi il cervello su un problema invece di subire la “umiliazione” di domandare aiuto. Ugualmente semplicistico dire che la donna non aspetta altro che il principe azzurro in grado di liberarla dalla torre, in cui da sola, morirebbe di fame. “In realtà, uomini diversi richiedono diversi tipi di aiuto e la stessa cosa vale per le donne”, ha dichiarato la Lawrence.

E voi? Siete in grado di star vicino al partner in maniera equilibrata? E che tipo di sostegno ricevete da lui/lei? Raccontateci la vostra esperienza!

Francesca Di Giorgio

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