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Lotta ai tumori: onde elettromagnetiche per bruciarli

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La lotta ai tumori passa anche per il calore, bruciandolo. Un traguardo, questo, che segna enormi passi avanti compiuti dalla scienza in nome della possibilità che, in un futuro prossimo, il bisturi potrà non essere più usato per compiere interventi invasivi, volti all’asportazione della malattia.

Una branca molto giovane della medicina, l’oncologia interventistica, ha lo scopo di effettuare interventi contro il tumore. Ma la grossa innovazione sta nel fatto che può farlo senza lasciare cicatrici e con costi ed un periodo di ricovero ospedaliero veramente ridotti rispetto alla chirurgia classica.

Il bisturi, dunque, potrebbe essere ormai solo un lontano ricordo. Attualmente, il nostro paese sta puntando molto su questa nuova branca della medicina, in virtù degli ottimi risultati fin qui ottenuti e in vista di quelli ulteriori che si potranno avere a breve.

Come funziona l’oncologia interventistica? In pratica, mediante una sonda-elettrodo, da inserirsi allo stesso livello del tumore. Dunque, dalla sonda vengono emanate delle radiofrequenze in grado di “bruciare” il tessuto affetto dal cancro. Eliminandolo.

Questa branca della medicina, essendo ad altissima componente tecnologica, richiede investimenti consistenti per aggiornare gli strumenti“, commenta Franco Orsi, direttore dell’Unità di Radiologia Interventistica dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. “Ha senso perciò concentrare gli sforzi solo su alcuni centri di riferimento. Altrettanto importante, far sì che il radiologo interventista non sia un mero esecutore che interviene sul paziente senza averlo visto prima e senza seguirlo dopo: per avere i migliori risultati tutte le fasi della terapia vanno valutate assieme al chirurgo e all’oncologo“.

Finora la nuova tecnica ha dato buoni esiti su pazienti affetti da epatocarcinomi, ossia i tumori del fegato. La ragione è che tale massa tumorale è simile ad una capsula che trattiene l’alcool assoluto iniettato al suo interno ed è ricca di vasi sanguigni. Tuttavia, come spiega Luigi Solbiati, direttore della Radiologia Interventistica Oncologica dell’Azienda Ospedaliera di Busto Arsizio, “l’alcoolizzazione non è efficace. Così, negli anni ’90 si pensò di provare con il calore della radiofrequenza, già usato per eliminare cellule cardiache da cui originano alcune aritmie o per trattare piccoli focolai di epilessia nel cervello“.

La nuova tecnica è stata presentata in occasione dell’International Oncology Sans Frontiéres Congress, che ha avuto luogo a Cernobbio. Un’occasione, per il nostro paese, di dimostrare di essere in prima linea nella lotta ai tumori.

Federica Vitale

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