Piero Chiambretti

©Gorup de Besanez, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Fabio Fazio, Sanremo 2013. Le parole al vetriolo di Chiambretti

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Dopo 12 anni dalla sua ultima conduzione presso il Teatro Ariston, Fabio Fazio ritornerà alla guida del Festival di Sanremo nella sua edizione del 2013. Si è concluso così il toto-presentatori dedicato ad una delle più attese manifestazioni musicali italiane. Della possibile scelta si vociferava da giorni, ma la notizia ufficiale è stata comunicata soltanto nella giornata di ieri, da parte del direttore dell’area intrattenimento, Giancarlo Leone.

Durante la convention dedicata alla presentazione dei palinsesti autunnali Rai, è stata inoltre riconfermata la conduzione da parte di Fabio Fazio dell’ormai consueto appuntamento preserale con la trasmissione “Che tempo che fa”. Accanto a Fazio ci sarà di nuovo l’insostituibile Luciana Littizzetto, che pare sia stata chiamata per essere al suo fianco anche sul palco dell’Ariston.

Fabio Fazio raccoglie l’eredità del Festival di Sanremo dopo l’edizione 2012, guidata da Gianni Morandi, per un compito non di certo semplice, ma per il quale Fazio si era già formato nelle due occasioni precedenti in cui la conduzione della manifestazione gli era stata affidata, nel 1999 e nel 2000. In merito al proprio stile di conduzione, Fazio ha promesso che l’edizione 2013 della kermesse sarà popolare, ma mai volgare. Forse, finalmente, l’attenzione del Festival sarà puntata esclusivamente sulla musica?

Eppure, c’è qualcuno che non è d’accordo. Piero Chiambretti non ha peli sulla lingua e riguardo a Fazio confessa in un’intervista al magazine A:

“L’hanno definito il re del nulla. Il suo successo è di relazioni, non di talento acquisito”.

“Dovrebbe essere studiato dai sociologi negli anni a venire. Fazio è un caso più unico che Fazio. Lo dice uno che non ha mai avuto una tessera di partito, non ha una famiglia importante, non frequenta salotti e non conosce sottosegretari. Ce l’ho fatta con fortuna e talento. Ma per uno che ce la fa, migliaia stanno a casa”.

Conclude Chiambretti.

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