1 Maggio, Ore 23.59.
Migliaia di fan degli Afterhours, il più noto gruppo indie rock del panorama italiano, attendono con impazienza di vedere l’ingresso sul palco della band milanese. In tutta Italia, altrettanti appassionati di buona musica osservano la televisione con trepidazione.
È più di un’ora che aspettano perché l’esibizione, prevista per le 23, non ha ancora avuto luogo. Solo Manuel Agnelli ha cantato due cover con l’orchestra di Mauro Pagani. Sul palco arrivano Elisa e Noemi. In piazza la tensione sale, c’è chi non ce la fa più, chi è arrivato da lontano e chi ha ascoltato ore di musica solo per veder suonare dal vivo i pezzi nuovi del disco Padania, uscito da pochi giorni. Alla tv partono i titoli di coda, i conduttori cominciano i ringraziamenti. La reazione è immediata ed è la stessa che si vede in piazza, nelle case e che si legge nei messaggi apparsi sui social network: “ma come i titoli di coda? E gli After?”. La serata si chiude senza una parola in più.
Per cinque minuti non è chiaro cosa stia accadendo. La gente in piazza è sbalordita e infuriata, quelli davanti alla tv cercano di capire se il concerto andrà avanti, se verrà trasmesso in qualche altra sede o in un orario diverso. Poi, una decina di minuti dopo, appare il primo comunicato, nel quale gli artisti spiegano che per “motivi tecnici” l’esibizione non ha potuto aver luogo. Pochi minuti e i fan si scatenano. Riempiono il facebook degli Afterhours di messaggi che si alternano tra le richieste di spiegazioni, gli insulti all’organizzazione e le accuse alla band. C’è chi inneggia al complotto da parte delle major, perché gli After si sono molto coraggiosamente autoprodotti l’ultimo disco, ricamando teorie degne della lotta politica degli anni ’70 e chi si scaglia contro i musicisti, gridando sdegnato che la mancata esibizione sarebbe stata parte di un piano architettato dagli After, al solo scopo, si pensa, di disorientare i fan e gli estimatori.
A quietare gli animi agitati arriva la dichiarazione del gruppo rilasciata ieri, prima a Radio Città Futura e poi con un messaggio su web. Le parole di Manuel sono molto chiare e tolgono ogni dubbio di responsabilità da parte della band: il ritardo accumulato dalla pessima organizzazione ha fatto sì che si sforasse l’orario della mezzanotte. Come in tutte le fiabe che si rispettino, anche nel paese dei cialtroni a mezzanotte tutto si deve fermare. Stop alla diretta televisiva e fine della possibilità di fare rumore, per non togliere il sonno agli abitanti della città.
Per gli Afterhours, dunque, la scelta sarebbe stata quella di suonare sì, ma senza il ritorno mediatico dell’evento e, soprattutto – cosa ideale per tutti e per una rock band specialmente – a bassa voce, per non disturbare. Da qui la non-scelta dei musicisti più giusta, quella di difendere la dignità.
Il dubbio che proprio personaggi indipendenti, sovversivi, privi della copertura assicurativa data dalle grandi case discografiche, che dovevano presentare pezzi di un disco “politico”, pieno di suoni scomodi, poco accomodanti e di parole dense e provocatorie siano stati spinti dolcemente, un passettino alla volta, fino a cadere fuori dal bordo della diretta televisiva è forte anche nelle anime meno sospettose. Com’è possibile che un’ organizzazione così importante si permetta di fare un errore del genere? Ma soprattutto, perché nessuno si è degnato di dire qualcosa alla gente che aspettava da ore? Due parole di scusa sarebbero state necessarie e avrebbero indicato un livello minimo di rispetto per i non pochi cittadini accorsi al concerto.
Affrontare un lungo viaggio, attendere per ore e poi vedere annullato un concerto è una cosa che capita e che fa sempre poco piacere. Ma accorgersi che il proprio diritto elementare, come cittadini, di essere informati di ciò che sta succedendo viene calpestato, in nome dello scarso rispetto nei confronti della “massa”, provoca rabbia, indignazione e giusto sdegno. Da rivolgere a chi di dovere, perché tutte le voci, anche quelle del pubblico che ama la musica fuori dai canoni imposti , hanno il diritto di essere ascoltate.
Fiammetta Scharf