cordone ombelicale antitrust

Pubblicità biobanche: antitrust e informazione che cambia

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Conservare il sangue del cordone ombelicale: un problema che sempre più spesso i futuri genitori si pongono. In Italia può essere donato per la ricerca ma non può essere conservato per uso privato.

Ma cosa si intende per uso privato?

La possibilità di conservare in una banca questo sangue e utilizzarlo per sé o per i propri cari quando ce ne fosse bisogno.

Il sangue del cordone ombelicale, infatti, è ricco di cellule staminali emopoietiche, ossia “cellule madri” in grado di generare globuli bianchi, rossi e piastrine. Possono rivelarsi preziose per rigenerare l’ambiente midollare dopo cure pesanti e invasive e, trapiantate in un organo affetto da tumore, possono combattere attivamente le cellule maligne eliminandole. Insomma, una riserva, potremmo dire, di vita.

Tuttavia la conservazione del sangue del cordone può essere fatta solo all’estero e proprio questo ha causato il proliferare di pubblicità equivoche sul tema. A lanciarle aziende del settore con il pieno interesse sulla tematica in cui avevano intravisto un ottimo business.

Intervento Antitrust

Così è intervenuto l’Antitrust che ha preteso la correzione di alcuni messaggi ingannevoli e il chiarimento di alcuni punti imprescindibili nella questione:

  • far capire che non sempre le staminali emopoietiche del cordone sono in grado di operare “miracoli” e che non in tutti i casi è possibile il trapianto autologo
  • la garanzia della durata del sangue cordonale conservato è di 15-16 anni dopodiché non è assicurata l’efficacia.
  • in ogni caso, per far rientrare i campioni dall’estero per la cura c’è bisogno di un’autorizzazione italiana
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