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Infanzia spensierata. Oppure no?

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Dobbiamo riconoscerlo, l’infanzia non è necessariamente il regno della spensieratezza. Anche i bambini hanno i loro “pensieri” e spesso questi pensieri sono più gravosi e pesanti di quanto, a prima vista, pensino i genitori.

Noi adulti tendiamo sempre a guardare i bimbi con un pizzico di invidia per la loro gioia innata, per il loro ottimismo, per la fantasia e il sogno continuo. Ma a volte queste caratteristiche sono, piuttosto, la semplice proiezione del nostro desiderio di felicità per loro.

Ecco perché le valutazioni “di seconda mano”, fatte cioè da un genitore (o da un altro adulto) sulla psicologia del figlio, si rivelano spesso inesatte. Lo ha dimostrato il professore associato di psicologia all’Università della California Kristin Lagattuta, che ha condotto uno studio nel quale dimostra, appunto, come l’ottimismo infantile sia sovrastimato.

L’errore è di metodo, perché la maggior parte degli psicologi ha sempre ritenuto che i bambini al di sotto dei 7 anni non fossero in grado di esprimere pienamente i propri sentimenti, affidandosi così alle impressioni di genitori, medici, insegnanti. Ma spesso i genitori, emotivamente coinvolti, hanno una visione distorta non solo della felicità dei figli, ma quasi sempre anche della loro intelligenza.

E così, per la prima volta, Lagattuta&co. si sono messi a fare domande ai bimbi, cercando di parlare con il loro linguaggio e chiedendo loro di esprimere l’intensità di determinati sentimenti (la paura del buio, la paura che succeda qualcosa alla mamma o a papà, etc.) attraverso una scala esponenziale fatta di disegni. Le indagini, che hanno coinvolto 500 bambini dai 4 agli 11 anni, hanno portato a un’interessante scoperta: che gli intervistati si ritenevano molto meno ottimisti e più pensierosi di quanto i genitori avessero previsto.

Questo, ovviamente, non significa che tutte le opinioni finora espresse “dai grandi” non siano più valide: solo, vanno trattate con cautela, perché spesso lo stato d’animo di un adulto, complesso e provato dalle mille difficoltà quotidiane, può distorcere la visione che quell’individuo ha dei suoi bambini. E per voi genitori che leggete, ciò può essere un monito a mantenervi sempre in sintonia con i vostri piccoli grandi amori.

Marina Piconese

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