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Allattamento al seno – Nutrimento per l’anima: il libro

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Avrò abbastanza latte? Quanto dura una poppata? Fino a quando dovrò allattarlo al seno? Latte naturale o latte artificiale?

Sono tante le domande che una neomamma si pone, consapevole della straordinaria esperienza che sta vivendo ma anche delle tante insicurezze che la affiggono.

Allattamento al seno – Nutrimento per l’anima” prende vita da tutto ciò e si pone come punto di riferimento per le donne in attesa, quelle appena divenute mamme o semplicemente per tutte coloro che vogliono informarsi sull’argomento.

Chiara Cini – giornalista professionista che lavora da oltre dieci anni a 50 Canale, emittente televisiva toscana – racconta la sua esperienza personale estrapolando i concetti base dell’allattamento al seno, vissuto non solo come mezzo per nutrire, ma anche e soprattutto come un gesto che pone le basi per una crescita sana del bambino, sia fisicamente che psicologicamente.

Il tutto in un agile volumetto (di neanche 50 pagine) che non è e non vuole essere un manuale scientifico, ma un diario di bordo di quel lungo viaggio chiamato maternità. Ed è proprio qui che risiede la forza comunicativa del libro: la sua essenza di racconto, scritto da una mamma per le altre mamme e scevro da ogni tecnicismo – seppur profondamente documentato – lo rende di facile lettura e accessibile a tutti.

Degna di nota anche la prefazione del Dottor Claudio Cini, Neuropsichiatra infantile, che saggiamente scrive: “La tecno-dipendenza ha provocato il radicamento di una certezza nuova, per cui ogni funzione dell’organismo sarebbe solamente la parente povera di quelle funzioni sostitutive che ci possono essere fornite da sofisticate alchimie […]“.

Chiara Cini. “Allattamento al seno – Nutrimento per l’anima”. Manidistrega Editrice, € 10,00.

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Noi di wellMe.it abbiamo incontrato l’autrice, Chiara Cini, per una bella chiacchierata sulla maternità e l’allattamento al seno.

WM: Chiara, al di là della forza nutriente ormai nota del latte materno, perché è importante allattare al seno?

CC: L’allattamento è lo “strumento” che madre natura ha elaborato per rendere possibile l’attaccamento fisiologico del neonato alla mamma. In un meccanismo perfetto, le proprietà organolettiche del latte materno fanno sì che la richiesta nell’arco delle 24 ore di seno sia costante e che quindi la mamma sia “costretta” a tenere continuamente il bambino in braccio. Da qua l’usanza di portare i neonati nelle fasce, per favorire il contatto epidermico ed appagare entrambi. Esattamente il contrario di quanto avviene nell’Occidente industrializzato, dove tutti gli oggetti in commercio tendono a creare un distacco forzato: si pensi al biberon, ai passeggini, ai seggioloni. Se si recuperasse il gesto naturale di tenere in braccio i figli o portarli nelle fasce si avrebbe un sicuro risparmio economico, oltre a cementare con naturalezza l’attaccamento tra madre e figlio.

WM: Secondo lei è giusto allattare a richiesta? Oppure si dovrebbero creare orari per le poppate, come alcuni pediatri consigliano, da far rispettare al neonato?

CC: Lo schema che viene fornito spesso negli ospedali del cosiddetto allattamento ad orario è basato sui tempi che occorrono per digerire il latte artificiale. Non ha alcun riscontro in natura. Anzi, allattando al seno ad orario un neonato, la madre vedrà il latte diminuire progressivamente fino a terminare. Il neonato sarà nervoso, cosa che spesso induce in errore la madre che penserà di avere poco latte. Se invece il latte materno, strutturato proprio per essere digerito in tempi brevi e richiesto spesso dal neonato verrà offerto a richiesta, il risultato sarà ottimale per entrambi, in termini calorici ed affettivi. Qualora nonostante il seno venisse offerto a richiesta ciò non bastasse al neonato per crescere adeguatamente, dovrà essere studiato il da farsi con il pediatra di fiducia.

WM: E per quanto riguarda le poppate notturne, cosa pensa?

CC: Allattare la notte è stancante, incredibilmente. Però la produzione di latte è più alta la notte ed i neonati allattati naturalmente tendono a svegliarsi ogni due ore per ciucciare. Mia figlia è stato un caso abbastanza particolare, ha continuato a svegliarsi fino a tre anni e mezzo anche 6/8 volte per notte. Un incubo, se si considera che la mattina dovevamo andare a lavorare. Tenendola però nel letto con noi riuscivo ad addormentarla senza alzarmi, attaccandola semplicemente al seno. Quando è stata pronta senza forzature ha iniziato a dormire tutta la notte e soltanto dopo ha lasciato il seno. Quindi non parliamo di vizio, per carità, ma solo di fisiologia del sonno.

WM: Fino a che età si può allattare al seno un figlio? E come fare per smettere di farlo attaccare?

CC: È difficile dare una risposta valida per tutte. L’ideale è attendere che il bambino decida in autonomia di lasciare il seno. Applicando la tecnica del “non offrire, non rifiutare”, attorno al 4° anno non ciuccia più nessuno. Senza stress e senza traumi per la famiglia. Se una mamma invece decide di staccare prima un figlio l’importante è che sia per una scelta personale, non perché lo ha detto il pediatra o la suocera… Negare il seno ad un bambino significa doversi aspettare dei pianti inconsolabili per un tempo variabile. Ma se il basta della mamma è categorico anche il più “ciuccione”, prima o poi, si arrenderà.

WM: Quali sono i pregiudizi e i falsi miti da sfatare in materia di allattamento al seno?

CC: Ce ne sono molti, i più comuni sono che il latte diventa acqua e che piangere allarga i polmoni. Il latte materno non diventa mai privo di nutrienti. L’idea che diventi acqua deriva dal colore più opalescente rispetto a quello di mucca, cui viene confrontato in modo ovviamente errato. Piangere poi per la fame non solo non allarga i polmoni, ma fa male a tutto l’organismo.

WM: Ma il papà, che ruolo ha in tutto questo?

CC: Un percorso di allattamento esclusivo al seno con auto-svezzamento, come quello che ho raccontato nella mia breve pubblicazione, deve sicuramente essere condiviso. Il papà inizialmente guarderà la mamma che gestisce il neonato, poi potrà essere più attivo nella gestione del nuovo componente della famiglia a partire dallo svezzamento. Avrà tutto il tempo per cementare il rapporto con il bambino con un ruolo forte e determinante, in un clima sereno gestito con competenza da entrambi i genitori.

Fabrizio Giona

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