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Fibre: non tutte le persone ne traggono gli stessi benefici

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Le fibre sono una parte essenziale della nostra dieta. Conosciute anche come fibre grezze, sono la parte indigesta degli alimenti vegetali che contribuisce a ridurre il rischio di andare incontro a condizioni di salute come le malattie cardiache e il diabete di tipo 2.

Ci sono due tipi di fibra, entrambi sono polisaccaridi non amilacei che le persone non possono digerire:

  • la fibra insolubile fornisce massa alla dieta e sposta i rifiuti attraverso il corpo, mantenendo l’intestino sano e aiutando a prevenire la stitichezza
  • la fibra solubile forma una sostanza simile al gel che viene scomposta dai batteri intestinali. Può abbassare i livelli di colesterolo e aiutare a regolare i livelli di zucchero nel sangue.

Tuttavia, non tutte le fibre alimentari sono uguali. E un nuovo studio pubblicato su Cell Host & Microbe ha scoperto che i benefici per la salute variano tra gli individui e possono dipendere dal tipo di fibra, la dose consumata e il microbioma dell’individuo.

Lo studio sulle fibre solubili

I ricercatori della Stanford School of Medicine hanno testato come due fibre solubili purificate – arabinoxylan (AX) e inulina a catena lunga (LCI) – hanno influenzato un gruppo di 18 partecipanti.

In particolare, la AX si trova nei cereali integrali, come segale, grano, avena e riso; la LCI si trova in cipolle, radice di cicoria, aglio e topinambur. Entrambi i tipi di fibra possono anche essere presi come integratori alimentari.

I partecipanti allo studio avevano un’età media di 56,9 anni. Degli 8 uomini e 10 donne, 14 erano in sovrappeso o obesi e 11 erano sensibili all’insulina. I ricercatori li hanno separati a caso in 2 gruppi per tre prove crossover. Un gruppo ha iniziato con AX, l’altro con LCI e poi ha fatto il cambio. Entrambi i gruppi hanno finito con una miscela di fibre composta da AX, LCI, gomma d’acacia, glucomannani, e amido resistente.

Ogni prova è durata 3 settimane. Nella prima settimana, i partecipanti hanno consumato 10g di fibre al giorno, passando a 20g nella seconda settimana e 30g nella terza. I partecipanti hanno poi avuto una pausa di 6-8 settimane tra le 3 prove.

Questo è uno studio molto piccolo, con 18 partecipanti ‘free-living’ – cioè il loro cibo non è controllato – quindi tra il cibo e la dimensione del campione, è estremamente difficile trarre conclusioni significative. Come quasi tutte le buone ricerche che ho letto sul microbioma, questo solleva tante domande quante sono le risposte” – si legge nelle dichiarazioni del team di scienziati.

I ricercatori hanno raccolto campioni di plasma, siero e feci da tutti i partecipanti all’inizio della prova, poi alla fine di ogni settimana. Hanno anche misurato la loro frequenza cardiaca e la pressione sanguigna. Hanno dunque misurato i cambiamenti nei lipidi, tra cui il colesterolo, il materiale genetico nei campioni di feci (per identificare i batteri intestinali), proteine del plasma, metaboliti e citochine. Le citochine sono marcatori infiammatori che indicano l’infiammazione nel corpo.

Fibre diverse, effetti diversi

Quando hanno preso AX, la maggior parte dei partecipanti ha avuto un calo significativo in lipoproteine a bassa densità (LDL), o colesterolo ‘cattivo’, e un aumento degli acidi biliari. Gli autori suggeriscono che l’aumento degli acidi biliari può contribuire alla riduzione delle LDL. Tuttavia, alcuni partecipanti non hanno visto alcun cambiamento nei livelli di LDL.

Per LCI, la maggior parte, ma non tutte le persone, hanno visto una piccola diminuzione dei marker infiammatori e un aumento del Bifidobacterium. Questo microbo intestinale è generalmente considerato benefico per la salute dell’intestino. Tuttavia, la dose più alta di LCI (30g al giorno) ha invertito questo effetto. A questa dose, i partecipanti hanno visto un aumento dell’infiammazione e dell’elevazione dell’alanina aminotransferasi, un enzima associato al danno epatico.

L’integrazione di fibre miste ha prodotto meno cambiamenti significativi.

Gli studiosi notano che le risposte non erano coerenti per tutte le persone per entrambi i tipi di fibra, suggerendo che il microbioma di ogni persona può determinare le risposte. “I nostri risultati dimostrano che gli effetti fisiologici, microbici e molecolari delle singole fibre differiscono sostanzialmente” – precisa Michael Snyder, autore senior dello studio, in un comunicato stampa.

Kate Cohen ha poi ricordato che “scoprire come le diverse fibre interagiscono con il microbioma è un passo essenziale per rendere la nutrizione personalizzata una realtà. Questa ricerca sta anche gettando le basi per utilizzare il cibo come medicina in modo veramente prescrittivo. Questo studio conferma ancora una volta che il microbioma ha un enorme potenziale per la comprensione della salute umana”.

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Giornalista pubblicista, collabora dal 2005 con alcuni dei principiali network nazionali dell'informazione online.