La dieta mediterranea diventa patrimonio dell’umanità

La dieta mediterranea diventa patrimonio dell’umanità

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La dieta mediterranea, segreto di bellezza, longevità e protezione dalle malattie, si candida a divenire patrimonio naturale e immateriale dell’umanità.

Olio extravergine d’oliva, verdure, legumi, pasta e pesce: i tipici prodotti della cucina italiana, al pari delle Piramidi o dei Giardini pensili di Babilonia, sono le nuove meraviglie sulle quali l’Unesco – l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura – è pronta a mettere il sigillo. Un riconoscimento questo di grande prestigio per l’agricoltura del Mediterraneo, che farà dell’Italia ancor di più una delle mete europee preferite dal turismo mondiale.

La candidatura era già stata presentata quattro anni fa dall’Italia – insieme a Spagna, Grecia e Marocco – ma per l’Unesco non soddisfacevano i requisiti previsti dalla Convenzione del 2003 sul patrimonio mondiale immateriale dell’umanità, per cui i quattro Paesi decisero di ritirarla. Nell’agosto 2009, poi, l’Italia l’ha ripresentata, sempre insieme ai tre cugini del Mediterraneo, ed ha assunto il coordinamento del gruppo di lavoro internazionale, riscrivendo interamente la domanda ed evidenziandone il valore culturale. Questa volta l’Unesco ha dato parere favorevole. Ora resta soltanto la ratifica del Comitato esecutivo della Convenzione sul patrimonio mondiale immateriale dell’umanità che si riunirà a Nairobi, in Kenya, dal 14 al 19 novembre 2010.

Un riconoscimento importante per i nostri agricoltori e sotto il profilo commerciale – dichiara Paolo De Castro, Presidente della Commissione agricoltura dell’Europarlamento – perché ci si potrà fregiare della certificazione dell’Unesco su qualità e salute nell’export dei nostri prodotti alimentari e ortofrutticoli. L’iniziativa – aggiunge De Castro – avrà anche un’importante ricaduta sui mercati asiatici, indiani e cinesi in testa, nei quali più facilmente si potranno imporre nostri prodotti come pasta, olio e conserve vegetali”.

Nonostante, infatti, gli inglesi (fuori dall’elenco dei 180 elementi immateriali considerati unici al mondo!) tentino di minimizzare la questione (facendo notare come la lista comprenda anche il canto dei pigmei Aka e una danza in maschera del Bhutancome), divenire patrimonio dell’umanità tutelato dall’Unesco vuol dire prestigio, qualità, benessere; ed ancora promozione internazionale, turismo, investimenti, guadagni.

Lo sa bene il Presidente francese Nicolas Sarkozy, che dal 2008 chiede invano l’iscrizione al patrimonio mondiale dell’Unesco per la cucina francese, a parer suo la migliore al mondo. Ma dalle Nazioni Unite rispondono: “l’ingrediente, specie se simbolo di uno stile di vita sostenibile viene prima di ogni tipo di cucina”. E l’Italia, potremmo aggiungere, in qualità, genuinità e freschezza degli alimenti è la prima al mondo!

Fabrizio Giona

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