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Osteoporosi, 3 mln di donne non sono seguite da uno specialista

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Le donne italiane colpite da osteoporosi non si sentono correttamente seguite, perché la malattia viene sottovalutata e affrontata in ritardo.

Una situazione pericolosa considerando che riguarda il 25% delle donne di età superiore ai 40 anni, il 33% tra le over 60 ed il 66% sopra gli 80 anni, per un totale di circa 3 milioni e mezzo.

Dai risultati di un’indagine svolta dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da) su 3 focus group di donne colpite da osteoporosi di età compresa fra i 65-75 anni, risulta chiaramente la generale sensazione di abbandono per una scarsa attenzione alla loro patologia, sottovalutata da parte del medico, e per una standardizzazione del trattamento farmacologico, anche se esistono cure sempre migliori.

Per questo sono frequenti i casi di interruzione o abbandono della terapia, con ripercussioni sull’evoluzione della malattia, la cui gravità viene percepita troppo tardi, dopo la comparsa della frattura, quando alla sensazione di debolezza fisica per il timore di nuovi traumi e la perdurante condizione di dolore, si affianca anche una fragilità psicologica.

I COSTI SOCIO-SANITARI DELL’OSTEOPOROSI

L’indagine qualitativa che abbiamo condotto – dichiara Francesca Merzagora, Presidente O.N.Da – conferma che l’osteoporosi è una malattia a largo impatto sociale, con diverse e comprovate conseguenze negative di matrice sanitaria, sociale ed economica, spesso sottovalutata e affrontata con grave ritardo. Il fatto che le donne denuncino apertamente la scarsa attenzione alla malattia da parte un po’ di tutte le figure coinvolte e la chiara percezione dell’assenza di una figura specialistica di riferimento, significa che dobbiamo iniziare a guardare avanti. Non si tratta solo di prescrivere le terapie ‘su misurà in base alle caratteristiche specifiche di ogni donna e di utilizzare quelle migliori, ma anche che il vero problema di questa assenza medica ha conseguenze gravissime. L’impatto della malattia in una donna che ha subito la prima frattura – quasi sempre improvvisa e inaspettata – fa comprendere che i maggiori costi associati all’osteoporosi non sono legati ai farmaci, vecchi o nuovi, utilizzati per il suo trattamento, ma dai costi derivati dalle fratture e dalle loro conseguenze, quali ricoveri, pensioni ed invalidità. Si stima infatti che la spesa economica nella sola Unione Europea salirà a circa 76 miliardi nel 2050 contro i 31 miliardi del 2000. Per limitare questo impatto negativo, diviene dunque fondamentale identificare un percorso diagnostico preciso e univoco e sensibilizzare la donna a perseguire con costanza un trattamento di prevenzione che avrà ricadute sensibilmente positive sul suo stato di salute futuro“.

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