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Benigni, TuttoDante: cronaca di una magia

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È una serata di Luglio calda e dolce. Un lieve venticello stempera l’afa estiva in una Firenze mediamente affollata di turisti. Al botteghino di via Verdi, code ordinate di persone attendono l’ingresso in piazza Santa Croce, dove fra una mezz’ora andrà in scena lo spettacolo teatrale italiano più famoso nel mondo: TuttoDante.

Mentre aspetto di ritirare i biglietti colgo uno stralcio di conversazione della coppia di stranieri che è davanti a me. Domandano alla cassiera che tipo di spettacolo sta per svolgersi. La ragazza risponde leggiadra “Dante“. La coppia incalza “no singinig or dancing?”.

La cassiera li guarda smarrita e fa un cenno di diniego con la testa. I due se ne vanno, guardati con un certo cipiglio da tutto il resto delle persone in coda, stranieri compresi. Persone di tutte le nazioni, uomini eleganti con i completi di lino, donne piene di charme, ragazzi con acconciature rasta e zaino in spalla, semplici turisti, discutono dell’imminente evento, mentre un ragazzo indiano vende copie del canto della serata stampato su lunghe strisce di carta colorata.

Ovunque si parla di Dante, di Benigni, della Commedia. Si citano terzine, ci si confronta sui pezzi più amati e si discute delle differenze fra le varie cantiche. Dal buio dell’oblio, lentamente prendono forma i personaggi che Dante ha reso immortali. Guido Guerra e Iacopo Rusticucci si incarnano nelle forme astratte della parola per tornare a vivere e a testimoniare della loro esistenza.

È il primo dei tanti miracoli che la passione genuina e vitale di Roberto Benigni fa accadere con lo spettacolo. Per qualche sera, Firenze torna allo splendore del trecento, quando la Commedia era il tramite verso l’ignoto e il linguaggio usato per discutere di tutti i fatti del mondo. Un miscuglio eterogeneo di persone ripete le parole di Dante Alighieri, proprio nella sua città, rendendo piazza Santa Croce un esempio orgoglioso di cultura e libertà di pensiero.

In piazza, gli spettatori hanno raggiunto i loro posti. C’è molta gente, anche se il canto della serata non è uno di quelli più noti e anche se non si parlerà di Paolo e Francesca. Le note della musica che da sempre accompagna TuttoDante risuonano nell’aria. Pochi istanti e Roberto Benigni, l’atteso protagonista della serata, appare di fronte ad un pubblico entusiasta e rispettoso.

La prima parte della serata vola via fra battute divertenti sulla situazione politica italiana e sugli ultimi fatti di cronaca. Il ritmo è serrato e i tanti applausi accompagnano le risate del pubblico. Poi si passa all’esegesi del canto e a qualche considerazione sulla Commedia, che da Boccaccio in poi noi tutti definiamo Divina.

Il sorriso cede il posto all’attenzione e all’ascolto. Migliaia di persone stanno in religioso silenzio, assetate di intensità e bellezza. In pochi attimi il registro muta completamente e nel cuore dell’attore e del pubblico si fa strada la voce della poesia. È come se all’improvviso ci fosse dato di vedere l’intera gamma dei colori esistenti, come se si riuscisse a rubare uno spiraglio di infinito.

L’amore forte e viscerale di Roberto per il sublime testo di Dante erompe da ogni parola. Benigni è contagioso e il pubblico, incantato, risponde con un’ammirazione degna di ciò che sta accadendo. Benigni riesce a trasportare un’intera piazza nelle pieghe del tempo e ci mostra immagini vivide e reali dell’Inferno, di cui si arriva a percepire l’odore e a provare la pena.

In ogni verso c’è tutta la grandezza di un testo perfetto, a cui l’interpretazione ridona il giusto valore. Il pubblico è in uno stato di stupore ingenuo e diventa poeta a sua volta, coinvolto dallo straordinario e generoso Roberto, che mano nella mano con Dante, ci guida attraverso il pericoloso cammino.

Alla fine dell’esegesi, quando il cuore ancora vibra per alcune meravigliose frasi, il momento più forte. C’è una pausa, un breve attimo di raccoglimento. È un istante magico e commovente, perché ogni singolo spettatore, ovunque sia seduto, riesce a percepire l’emozione che sta animando Benigni, e risuona con lui, di uguale commozione.

Poi la lettura, semplice e immediata, fatta solo della bellezza della Commedia. I versi splendono del loro originario e puro vigore. Il pubblico accoglie ciò che sente. Nessuno parla, nessuno commenta o si distrae. Non c’è nulla di superfluo e inutile. Solo Dante, Roberto Benigni e il cuore di ciascuno dei presenti, immersi nel miracolo della poesia.

Alla fine, l’intera piazza applaude e si alza in piedi per acclamare Benigni. È un tripudio di gioia per tutti. La gente,semplicemente, lo adora.

Benigni ha fatto molte cose meravigliose nella sua carriera. Ma tra tutte, ciò che ha compiuto con la poesia, mostrando quanto la semplicità di un cuore innamorato possa incantare il mondo, è forse la più commovente. Benigni è riuscito a dar voce alla parte più fragile delle emozioni in modo possente e non stucchevole. È in grado di coinvolgere tutti, grazie a quell’energia dirompente che l’amore gli fornisce in continuazione. Riesce a parlarci di Dio e della spiritualità mostrandocene il lato più umano e riesce a dare speranza, trascendendo i limiti che la corporeità ci impone.

È il migliore ambasciatore che la cultura italiana abbia e il migliore amico di Dante che, fuori dalla coazione scolastica, ridiventa il poeta che è sommo e sublime si, ma anche straordinariamente vicino ad ognuno di noi.

Fiammetta Scharf

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