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Sigarette: ecco i “101 motivi per non fumare”

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Fumare o non fumare, questo è il problema. Nessun Amleto odierno si porrebbe la questione se solo leggesse “101 motivi per non fumare“, scritto a quattro mani dal dottor Fabio Beatrice – Primario del reparto di Otorinolaringoiatria e direttore del Centro Antifumo dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino – e dalla giornalista medico-scientifica Johann Rossi Mason.

Un libro che non insegna a smettere di fumare o che etichetta i fumatori come gli eretici del nuovo millennio. Ma oltre 250 pagine che raccontano come il fumo interferisca negativamente sul 95% degli apparati del nostro organismo, svelando gli effetti poco noti rispetto all’intelligenza, al comportamento, all’estetica, alla possibilità di avere bambini e alle performance sessuali.

Proprio così: performance sessuali. Sapevate infatti che i fumatori fanno flop a letto? Che gli uomini che fumano più di 20 sigarette al giorno hanno un rischio del 60% superiore di disfunzione erettile rispetto a coloro che non fumano?

E che chi fuma divorzia di più? Sapevate che secondo una ricerca americana i tabagisti avrebbero il 53% in più di possibilità di divorziare rispetto ai nemici della sigaretta, causa una maggior incidenza di problemi psicologici, come depressione e ansia?

In maniera accessibile, chiara e sintetica gli autori offrono una guida scientificamente accurata, unica nel suo genere e frutto della loro consolidata esperienza. Strumento per tutti quelli che vogliono smettere di fumare, per coloro che hanno pensato di iniziare o anche per chi vuole trovare gli argomenti giusti per dissuadere un adolescente dal fumo.

101 motivi per non fumare scandagliati minuziosamente ma con un linguaggio tale da permettere una lettura scorrevole, leggera e soprattutto piacevole. Adatto anche ai più giovani!

E a corredo di tutto ciò, tre “attrezzi” indispensabili per il fumatore: il test di Fagestrom per misurare il livello di dipendenza dalla nicotina, un questionario per la motivazione a smettere di fumare e il diario del fumatore, di grande aiuto per rendersi conto, non solo del numero di sigarette fumate, ma anche dei contesti favorenti o scatenanti.

E udite udite, la prefazione di Luciana Littizzetto che con la sua graffiante ironia sa dare saggio del suo grande cuore di mamma: “Una volta ho beccato mio figlio quindicenne a fumare. «Fumano tutti, mi ha detto, se dico di no faccio la figura del pirla». Guarda che uno è pirla a prescindere, non è certo una sigaretta che fa la differenza.” Ogni tanto mi tornano in mente le parole del medico col nome da donna. Anch’io vorrei che ne operasse meno (di giovani). Lo vorrei tantissimo“.

Fabio Beatrice, Johann Rossi Mason. “101 motivi per non fumare”. Guerini e Associati, € 12,90. Un libro per iniziare la stagione con un buon proposito: smettere o non decidere di iniziare a fumare.

Noi di wellMe.it abbiamo intervistato uno degli autori, la dottoressa Johann Rossi Mason. Giornalista medico-scientifico e conduttrice TV in RAI, è specializzata in neuroscienze, etologia umana, antropologia culturale e bioetica ed ha collaborato con le più importanti testate italiane, tra queste La Repubblica, Il Venerdì, Mente&Cervello, Galileo e Salve.

WM: Dottoressa, come nasce “101 motivi per non fumare”?

JRM: Come tutti i miei progetti editoriali nasce per curiosità, per la passione per l’approfondimento. Mi ero resa conto che si parlava di fumo in relazione a patologie classiche come infarto, ictus, ipertensione ma sospettavo che i suoi effetti fossero molto più estesi e non solo nell’insorgenza di patologie ma anche nel funzionamento dei singoli organi. Inoltre tra me e il dottor Beatrice abbiamo 4 figli e ci interessava approfondire uno strumento che permettesse a ragazzi come loro quanto meno di conoscere, sapere e scegliere consapevolmente se accettare o meno la proposta di fumare.

WM: Tra i 101 elencati, quali sono secondo lei i 3 motivi in assoluto che dovremmo tenere bene in mente per non iniziare o smettere di fumare?

JRM: Innanzitutto la possibilità di vivere più a lungo ma di farlo con il minor impatto possibile delle malattie cronico degenerative, altrimenti il vantaggio non è più tale e si è visto che smettere procura vantaggi immediati, la possibilità di diminuire l’impatto di Alzheimer e demenza; quindi di proteggere il cervello dall’ipossia causata dal fumo e la salute dei più piccoli che non devono pagare le scelte degli adulti. Pertanto le fumatrici che si accorgono di aspettare un bambino dovrebbero essere aiutate più attivamente a smettere, proprio per la salute del nascituro.

WM: Secondo lei le scritte sulle confezioni delle sigarette, inserite per dissuadere dal fumo, sono efficaci?

JRM: La risposta è complessa, mettiamola così: il tabagismo è una dipendenza e come tale ha una forza data dal fatto che la nicotina si lega ad appositi recettori del cervello che provocano un piacere e una gratificazione. Come tutti i meccanismi del piacere, l’immediatezza e il desiderio di soddisfare un bisogno è più forte della possibilità di un rischio futuro. Quindi le frasi ‘terroristiche’ funzionano poco, mentre le immagini shock funzionano su chi ha già deciso di smettere.

WM: Cosa dovrebbero (ancora) fare le istituzioni pubbliche per limitare il consumo del sigarette? E giornalisti e comunicatori potrebbero avere un ruolo sostanziale in questo?

JRM: Noi ci auguriamo di avere un ruolo, ma scrivendo questo testo ci siamo resi conto di aspetti molto interessanti. Innanzitutto che raramente il fumatore va in un Centro ma che è il centro che deve andare da lui, ad esempio con programmi nei luoghi di lavoro, da svolgersi con l’aiuto di personale competente. Le istituzioni pubbliche possono inasprire le sanzioni per i tabaccai che vendono le sigarette ai minori (una recente indagine di Adnkronos ha mostrato che eludono il divieto 9 tabaccai su 10); altre misure deterrenti sono una confezione che abbia poco appeal, senza grafica accattivante o colori accesi e infine il prezzo: si è visto che quando il prezzo aumenta significativamente alcuni smettono di fumare. Calcoli che chi fuma circa un pacchetto al giorno spende circa 1500 euro l’anno per farsi male alla salute.

WM: Ci sono diversi libri in commercio che insegnano a smettere di fumare o che comunque analizzano il problema del fumo, perché i nostri lettori dovrebbero scegliere “101 motivi per non fumare”?

JRM: Perché non è un libro per smettere, nonostante indichi i più comuni strumenti per provare a farlo, da quelli strutturati come i programmi di counseling sino agli integratori alimentari.

WM: Se dovesse dare un consiglio ai nostri lettori fumatori, cosa direbbe?

JRM: Che i principali motivi addotti per non provare a smettere sono scuse che i fumatori raccontano a se stessi e che smettere è possibile. Non è vero ad esempio che chi smette sia condannato ad ingrassare: è stato mostrato un aumento ponderale medio di 3-5 chili nei mesi successivi alla cessazione che però si perdono nei sei mesi successivi seguendo un regime alimentare più sano. È noto infatti che i fumatori presentano una importante alterazione del gusto che li porta a prediligere cibi sapidi, carne rossa, vino, tutti alimenti che scatenano il desiderio di fumare. Chi smette di fumare cambia anche alimentazione raddoppiando il beneficio in termini di salute e benessere psicologico. Riuscire a dire addio alle bionde è un motivo di autostima. Il mio consiglio quindi è quello di scegliere un metodo e… provare.

Fabrizio Giona

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