allergie primaverili

Allergie primaverili: se le conosci, le curi

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin

L’abbiamo desiderata, sospirata, attesa più o meno lungamente, in base alla regione in cui ci troviamo: e quando la primavera è finalmente arrivata, oltre a quel sole tiepido che inizia a liberarci dall’umidità e dal grigiore invernale, ha portato con sé l’immancabile corredo di fioriture stagionali. E quindi, per coloro che ne soffrono, le fastidiosissime allergie.

Un problema, quello delle reazioni allergiche, che interessa un buon numero di Italiani: le stime parlano di circa il 15% della popolazione, ma la percentuale sembra destinata ad incrementarsi, soprattutto se teniamo conto del fatto che il periodo di durata di alcune fioriture stagionali si sta allungando. Partiamo, a marzo, con i pollini di nocciolo, cipresso, per poi proseguire con la parietaria officinalis, che ha un’impollinazione molto lunga, fino ai nove mesi l’anno, dieci in Sicilia. A fine aprile, poi, abbiamo avuto olivo e graminacee, mentre a giugno ci attendono assenzio e composite.

Come fronteggiano gli Italiani le varie manifestazioni dell’allergia, che spaziano dal prurito, alla rinite, dal gocciolamento nasale alla tosse, all’irritazione oculare? Il fai da te va per la maggiore, come rivelano i dati diffusi dall’Anifa, l’associazione nazionale dell’industria farmaceutica dell’automedicazione, secondo cui nel 2012 in Italia sono stati venduti sette milioni di farmaci senza obbligo di ricetta, tra cui antistaminici ad uso topico oppure da assumere per via orale, fino ai vasocostrittori.

Ovviamente la scelta dell’automedicazione porta con sé rischi notevoli, come sottolinea Francesca Puggioni, pneumologa all’Humanitas di Milanosi può correre il rischio del sovradosaggio o di sottovalutare gli effetti di interazioni con altri farmaci assunti. Per i prodotti omeopatici e fitoterapici, poi – aggiunge – si corre il rischio di avere reazione avverse o anafilattiche in quanto possono esserci tracce non segnalate di alcune sostanze a cui il paziente è allergico“.

Quale è il corretto iter da seguire per il trattamento delle allergie?

Il primo passo è fare analisi specifiche, per scoprire a quali sostanze si è realmente allergici. Domenico Schiavino, responsabile della Uoc di Allergologia del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, suggerisce di “fare gli esami tra settembre e ottobre, lontano dalle impollinazioni, per individuare con esattezza la tipologia del polline, o dei pollini, cui si è allergici. Poi, seguire la strada del vaccino, anche se negli ultimi tre anni ci siamo accorti che meno della metà dei pazienti invia la prescrizione alla ditta specializzata che produce i vaccini su misura“.

È folle che si preferisca continuare a curare gli effetti, con i farmaci a disposizione, e non curare la causa, con il vaccino. Anche perché l’infiammazione va avanti: il 60% delle riniti si complica e può diventare asma bronchiale, o rendere i polmoni meno elastici, sintomi non reversibili. Il vaccino, tuttavia, va fatto a partire da manifestazioni sintomatiche della reazione allergica stessa. Non va cioè curata un’allergia semplicemente riscontrata con le analisi, della quale la persona non presenti sintomi manifesti. “Il fatto che ci siano IgE alte – chiarisce Schiavino – non vuol dire necessariamente che ci siano allergie, se il paziente non ha sintomi. E del resto, per indicare gli allergeni da inserire nel vaccino, abbiamo bisogno di esami molto specifici. Oggi si usa il test di provocazione nasale, che dura circa un’ora per paziente, e verifica la sensibilità ad un allergene, ma noi stiamo utilizzando anche il test di attivazione dei basofili, o BAT, che si effettua in pochi minuti ma con un macchinario molto costoso, che pochi centri specialistici hanno, e con operatori di esperienza. Il test si basa su un prelievo di sangue, studia 3-5 allergeni contemporaneamente e con rapidità ed è molto significativo, soprattutto con i polisensibili, tanto che il nostro obiettivo è mandare in pensione il test di provocazione nasale. Abbiamo già studiato con BAT un centinaio di malati, il prossimo passo è uno studio più ampio“.

L’invito è, allora, a prepararsi per tempo per la lotta alle allergie: la conoscenza, del resto, è da sempre la base per ogni forma di prevenzione o cura.

Francesca Di Giorgio

Leggi anche:

ALLERGIA: UN SITO PER INFORMARE SULLA CONCENTRAZIONE DI POLLINI NELLE DIVERSE ZONE D’ITALIA

ALLERGIE OCULARI: INQUINAMENTO E CLIMA LE AGGRAVANO

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin