AIDS bufala

Aids: la grande bufala? In gran aumento gli scienziati scettici

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Un’allucinazione di massa pilotata. Sarebbe quella organizzata dalle lobby industriali e farmaceutiche sull’HIV. Molti sieropositivi, infatti, vivono sani e a lungo senza bisogno di nessun trattamento. È quanto sostiene il documentario di 80 minuti di Isabel Otaduy Sömme e Patrizia Monzani con Arantxa Martinez “La scienza del panico“.

Alla fine degli anni Settanta, spiega il documentario, tutto il complesso industrial-farmaceutico scientifico che era stato schierato sulle indagini dei retrovirus come causa del cancro implorava di poter mettere le mani su qualcosa per poter giustificare la propria sopravvivenza ai fallimenti sul fronte del cancro! Perché sui retrovirus come causa di cancro non si poteva più speculare o ottenere niente. Per questo una conversione di tutte quelle strutture e dipartimenti all’immensa balla della ricerca sull’AIDS era quasi obbligata.

Fu chiaro in quel momento storico a tutti i partecipanti che formulare una qualsiasi ipotesi di un ruolo dei retrovirus in una patologia umana sarebbe stato appoggiato dal sistema con tutte le sue forze politiche ed economiche disponibili, prosegue la descrizione del documentario. Servivano categorie in cui si potessero trovare facilmente persone che erano molto malate per attribuire su loro l’epidemia dell’ipotetico retrovirus assassino.

Eppure, gli esempi e i casi in grado di smascherare questa messa in scena esistono. Come sostiene da anni il poco ascoltato scienziato americano Peter Duesberg, secondo il quale quello che chiamiamo AIDS non è causato da un virus e l’HIV ha solo un ruolo marginale.

Nel mondo occidentale, l’AIDS è una malattia causata dall’uso di droghe e da alcuni tipi di afrodisiaci. In Africa, ed in genere nei paesi poveri, l’AIDS è un nome nuovo per malattie vecchissime dovute alla malnutrizione e alla mancanza di acqua.

Per Duesberg, i cocktail di farmaci usati per trattare i malati di AIDS, e l’AZT in particolare, creano effetti collaterali con manifestazioni analoghe all’AIDS. Si può quindi dire che queste sostanze invece di curare la malattia ne sono concause.

La somministrazione dell’AZT dovrebbe essere quindi, al contrario di quello che si fa, sospesa, in particolare per individui HIV-positivi e asintomatici, che sarebbero da considerare alla stregua di persone sane. Ne è un lampante caso un particolare gruppo di individui HIV positivi, che è stato identificato in popolazioni indigene del sud America, che, pur dando reazioni di positività al test HIV, non sviluppano AIDS e rimangono sani come tutti gli altri membri della tribù.

La presenza di HIV, in altre parole, non è una condizione sufficiente per giustificare il collasso e il deperimento che si vedono nell’AIDS.

Duesberg riporta l’esempio di una bimba HIV positiva che soffrì di gravi dolori muscolari, insonnia, nausea, e arresto della crescita per la tossicità del farmaco. Ma l’esito fatale della malattia è stato prevenuto proprio sospendendo la terapia: era il farmaco e non l’HIV a portare i sintomi di AIDS. Quando la cura venne sospesa la bimba recuperò immediatamente e, a distanza di 10 anni, divenuta ormai ragazza, la paziente era rimasta del tutto sana.

Ora, questo film “non ha la pretesa di essere un’altra storia dell’AIDS che possa competere con quelle – di valore – che sono già state scritte“, ma è solo “una modesta ricerca, un’esigenza interiore“.

Perché trovare ai retrovirus un leit-motiv patologico è stato solo una moda, una falsa credenza. Nei retrovirus non ci sarebbe niente di virale o di collegabile con le malattie. Insomma, si tratterebbe di una sporca, sporchissima balla orchestrata ad hoc dalle industrie farmaceutiche, tuonano i detrattori.

Sarà vero? Noi, non abbiamo le competenze per sostenere questa ipotesi, ma non è un di certo un caso se oggi il movimento del dissenso raccoglie oltre 1500 firme tra virologi, infettivologi, epidemiologi ed altri specialisti tra cui 3 premi Nobel, tutti indignati dalla speculazione imbastita intorno all’AIDS.

Le due posizioni a confronto

La posizione ufficiale

  • il virus HIV è la causa dell’AIDS, che è quindi una patologia infettiva.
  • un test individua la presenza degli anticorpi e quindi del virus.
  • il virus può avere un periodo di latenza fino a decine di anni.
  • i sieropositivi (positivi-al-test) si ammaleranno e moriranno
  • i farmaci antiretrovirali (AZT in testa) combattono la diffusione del virus e allungano la vita.
  • alcuni sieropositivi non hanno sintomi perché il virus è latente
  • anche i sieropositivi asintomatici devono prendere i farmaci quanto prima.

La posizione dei detrattori

  • il virus HIV non è stato mai isolato, probabilmente neanche esiste, l’AIDS non è causato da un virus e non è quindi una patologia infettiva.
  • l’AIDS è causato da un complesso di fattori (droghe pesanti, super esposizione ad agenti patogeni, farmaci) fortemente presenti in certi stili di vita, che alla lunga distruggono il sistema immunitario.
  • i test HIV non sono specifici e non è chiaro che cosa individuino.
  • la risposta positiva al test non è indice di niente e non giustifica alcuna terapia.
  • i farmaci antiretrovirali sono inutili in quanto non c’è nessun virus da combattere, e soprattutto letali perché possono portare alla morte in pochi mesi distruggendo in particolare il sistema immunitario.
  • i malati di AIDS devono sospendere l’esposizione ai fattori patogeni, curarsi per le patologie specifiche di cui soffrono, seguire nel contempo terapie di sostegno per consentire al loro sistema immunitario il recupero.
  • i farmaci antiretrovirali hanno trasformato in malati di AIDS individui altrimenti sani che hanno avuto la sfortuna di risultare positivi-al-test.

In altre parole, sarebbero state adottate terapie che non solo non curano i malati “veri” di AIDS, ma anzi ne affrettano o ne causano la morte, portando alla malattia e alla morte per AIDS i malati “immaginari” risultati solo positivi-al-test.

Il link al documentario: vimeo.com

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Dopo una laurea e un master in traduzione, diventa giornalista ambientale. Ha vinto il premio giornalistico “Lidia Giordani”, autrice di “Mettici lo zampino. Tanti progetti fai da te per rendere felici i tuoi amici a 4 zampe” edito per Gribaudo - Feltrinelli Editore nel 2015.