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Prodotti omeopatici: come e quando utilizzarli

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Sempre più persone scelgono di curarsi con le medicine non convenzionali, prima fra tutte l’omeopatia.

Secondo le indagini Eurispes 2010, infatti, sono circa 11 milioni e mezzo gli italiani che utilizzano medicinali omeopatici, il 18,5% della popolazione.

Il perché è semplice. L’omeopatia è una medicina olistica, una medicina cioè che rispetta l’essere umano nella sua naturale ed indivisibile complessità di psiche e corpo. La malattia, in tale ottica, non è altro che il risultato di uno squilibrio generale della persona, che investe cioè l’individuo nella sua totalità. Curare dunque in omeopatia significa ricondurre dolcemente (ovvero senza sgradevoli effetti collaterali) l’essere al suo equilibrio psico-fisico.

Ma quanto sappiamo effettivamente dell’omeopatia? Ecco a voi una piccola guida con le informazioni basilari. Uno strumento utile per una scelta terapeutica consapevole e responsabile.

Cos’è l’omeopatia?

L’omeopatia è un metodo di cura e prevenzione delle malattie scoperto da Samuel Hahnemann agli inizi del XIX secolo. Suo principio fondamentale è la legge di similitudine: vengono utilizzate, a scopo terapeutico, estratti di sostanze che sono in grado di procurare nei soggetti sani, a dosi tossiche, gli stessi disturbi che curano a dosaggi molto ridotti nei soggetti malati.

Ad esempio, si utilizza il veleno dell’ape diluito per curare le manifestazioni allergiche simili ai fenomeni prodotti da una puntura d’ape (orticaria, gonfiore alle labbra, allergie da contatto, ecc.).

Le sostanze comunemente utilizzate a scopo terapeutico provengono dai tre regni della natura: vegetale, animale e minerale. Queste sostanze sono tutte sottoposte ad un particolare processo di diluizione e scuotimento, secondo procedure codificate nelle farmacopee internazionali, che ha il fine di eliminarne le proprietà tossicologiche, esaltandone quelle terapeutiche.

Cardine fondamentale dell’omeopatia è poi l’individualizzazione della terapia. Questo perché ognuno di noi quando si ammala manifesta dei sintomi diversi che vanno curati in maniera differente. In due soggetti con la febbre, ad esempio, il medico omeopata sceglierà due medicinali diversi in funzione del fatto che uno lamenta brividi di freddo ed emicrania, l’altro forti dolori alle ossa che gli impediscono di muoversi. Nel caso di una terapia convenzionale, invece, entrambi assumerebbero lo stesso antipiretico/antinfiammatorio.

La medicina omeopatica, quindi, cura l’ammalato e non la malattia.

Il medicinale omeopatico

I medicinali omeopatici sono dei preparati ottenuti utilizzando solo principi attivi naturali provenienti dai 3 regni della natura: vegetale, animale e minerale.

Dopo la raccolta delle sostanze di base, si procede alla preparazione della tintura madre, una soluzione concentrata ottenuta per macerazione in alcol. A partire dalla tintura madre si procede alla diluizione progressiva (secondo la scala decimale o centesimale), associata alla dinamizzazione (per ogni diluizione si eseguono almeno 100 scossoni molto energici, in modo da indurre uno stato di agitazione molecolare), che è essenziale per il successo del farmaco omeopatico.

I medicinali omeopatici vengono venduti prevalentemente sotto forma di globuli e granuli: sferette di saccarosio e lattosio impregnate della sostanza medicinale. Un tubo granuli (10 volte più grandi dei globuli) contiene da 75 a 140 granuli, a seconda dell’azienda produttrice, e va assunto nella diluizione indicata dal medico per via sublinguale. Essi rappresentano la forma d’impiego più diffusa. Un tubo dose di globuli contiene, invece, da 200 a 400 globuli e va assunto in un’unica somministrazione, anch’esso per via sublinguale. È la forma farmaceutica che assicura il massimo effetto.

Altre formulazioni farmaceutiche comprendono gocce, colliri, sciroppi, supposte, pomate, fiale bevibili ed estemporanei (o magistrali omeopatici). Quest’ultimi sono formule composte da due o più medicinali mescolati in parti uguali e preparate in maniera estemporanea, su indicazione del medico omeopata.

Importante. Poiché il medicinale omeopatico cura la persona affetta da una determinata patologia e non la malattia come tale, la prescrizione del farmaco è altamente personalizzata e spetta al medico omeopata dopo accurata visita medica.

Campo d’applicazione e limiti d’impiego

La terapia omeopatica è utilizzata per la cura delle malattie croniche ovvero quelle patologie che per definizione non hanno remissione spontanea e che spesso sono invalidanti. Si possono curare, ad esempio, le allergie croniche, l’artrosi, l’osteoporosi, le infezioni respiratorie recidivanti, le cefalee, le cistiti ricorrenti, la sindrome da intestino irritabile…

In alcuni casi i medicinali omeopatici vengono utilizzati come prima scelta, in altri svolgono un’azione complementare e vanno quindi ad integrare i farmaci allopatici. Lo scopo in questi casi è quello di ridurre il consumo di farmaci chimici e quindi gli effetti collaterali.

Possiamo dire, quindi, che l’omeopatia non è in grado di promuovere alcun tipo di effetto terapeutico in quei pazienti in cui non sia possibile avviare un naturale, e non spontaneo, processo di guarigione.

Per tale ragione non può essere usata per riparare funzioni perdute come quelle del sistema nervoso, per ripristinare ormoni mancanti o per patologie in cui è necessario un intervento chirurgico.

L’omeopatia può essere utilizzata per la cura di malattie sia croniche che acute nei seguenti casi:

  • il medico non ritiene soddisfacenti altri trattamenti presi in considerazione;
  • il medico e/o il paziente vuole ridurre l’uso di farmaci per trattamenti a lungo termine e/o vuole verificare alternative terapeutiche a trattamenti ritenuti troppo invasivi rispetto alle garanzie di efficacia terapeutica;
  • il paziente non può utilizzare farmaci convenzionali per intolleranza, allergia, gravi effetti collaterali ecc.;
  • il paziente, adeguatamente informato su rischi e benefici, lo richiede come trattamento preferenziale.

Effetti indesiderati

Come qualsiasi medicinale, anche quello omeopatico può avere, sebbene raramente, qualche piccolo effetto collaterale che però ha minore gravità e durata rispetto a quello dei medicinali convenzionali ed è, di solito, facilmente reversibile.

In linea generale possiamo affermare che:

  • i medicinali omeopatici assunti in alte diluizioni e sotto la supervisione dell’omeopata non sono in grado di generare effetti tossici: l’ingestione accidentale di una dose eccessiva di medicinale, ad esempio, non comporta l’adozione di alcuna procedura antiveleno (nonostante sia sempre consigliabile informare il medico);
  • i sintomi di peggioramento della sintomatologia (il cosiddetto aggravamento omeopatico), che talvolta si possono verificare nei primi giorni di terapia omeopatica, non sono da considerarsi come un effetto collaterale bensì come il tentativo dell’organismo di ripristinare lo stato di salute. Questi sintomi sono reversibili nell’arco di qualche giorno: qualora non dovessero regredire è importante avvertire il medico per rivalutare la diagnosi della malattia;
  • i medicinali omeopatici non causano interferenze con i farmaci convenzionali. È buona norma però assumere i medicamenti omeopatici in momenti diversi della giornata rispetto ad alcuni farmaci convenzionali (cortisonici, anti-istaminici, ormoni, chemioterapici) e avvertire sia il medico curante che il proprio omeopata riguardo le cure che sta effettuando;
  • i farmaci omeopatici sono sempre utilizzabili in gravidanza e per la cura del neonato.

La visita omeopatica

La visita omeopatica consta essenzialmente di due momenti. Nella prima parte il medico rivolge al paziente una serie di domande al fine di delineare la sua storia clinica: indaga quindi sugli antecedenti familiari e su quelli legati al periodo dello sviluppo, sulle eventuali malattie passate e le relative cure effettuate; si sofferma sull’esame fisico dei singoli organi ed apparati, prescrive eventuali accertamenti diagnostici (esami di laboratorio, esami strumentali, accertamenti radiologici ecc.) e formula una diagnosi secondo i canoni della medicina convenzionalmente intesa.

Nella seconda parte, invece, il medico omeopata sposta l’attenzione sul paziente, sul suo modo di essere e di reagire, sia durante le sue fasi di equilibrio psico–fisico, sia in relazione agli scompensi indotti dalla malattia. Svolge quindi una più approfondita conoscenza non solo, e non tanto, di “quella malattia in quel malato”, quanto e soprattutto, di “quel malato con quella malattia”.

Il confronto e l’integrazione fra le due parti della visita omeopatica porteranno il medico alla scelta della terapia più opportuna per “quel” paziente.

Si ringrazia la Dottoressa Simonetta Bernardini, Presidente SIOMI, per la sua consulenza.

Fabrizio Giona

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