Leishmaniosi come prevenirla e curarla

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COS’È LA LEISHMANIOSI

La leishmaniosi è una malattia causata da parassiti (protozoi del genere Leishmania) che può colpire sia gli esseri umani che gli animali. La forma umana della patologia si caratterizza per il fatto che le persone diventano vettori accidentali dei parassiti, che vengono infettati da mammiferi animali che hanno contratto questa parassitosi in modo cronico. La leishmaniosi umana comporta un’ampia gamma di forme, che prendono il nome di sindrome cutanea, mucocutanea e viscerale.

A seconda della tipologia di cui si parla variano i sintomi, le categorie maggiormente predisposte a essere colpite e le località dove la patologia è endemica. Ad esempio la leishmaniosi viscerale interessa maggiormente gli adulti immunodepressi oppure non immuni e i bambini, proprio per il fatto che entrano in contatto più facilmente e con più frequenza animali domestici serbatoi della forma animale della patologia. Invece la tipologia cutanea ha una diffusione molto più ampia e può interessare soggetti di tutte le età, anche se sono maggiormente predisposti i giovani adulti e gli adolescenti maschi.

Al tempo stesso questa forma è maggiormente presente nelle Americhe (soprattutto Cile, Canada e Uruguay) e nel Medio Oriente, come in Siria, Arabia, Iran e Afghanistan. Al contrario la leishmaniosi viscerale presenta una diffusione più ampia nel Sudan, nel Sub-continente indiano e in Brasile; al tempo stesso questa sindrome rappresenta il 25% dei casi registrati. Infatti bisogna tenere a mente che, a parte l’Antartide e l’Oceania, questa patologia ha un’incidenza planetaria, con 600.000 nuovi casi all’anno e un totale di 12 milioni di persone infettate. Invece le persone a rischio si aggirano sui 350 milioni.

Le diverse forme di leishmaniosi sono quella mucocutanea (denominata anche cutanea del Nuovo Mondo), quella cutanea (diffusa soprattutto nel Vecchio Mondo) e quella viscerale, definita anche con i termini Kala-azar oppure febbre nera. In tutte e tre le forme le modalità di contagio sono le stesse: infatti i pappataci di genere femminile oppure altri tipi di insetti pungono l’ospite per nutrirsi di sangue e, contemporaneamente, iniettano il promastigote nel circolo sanguigno periferico. Questo viene ricoperto da proteine, sostanze che attirano un gran numero di macrofagi che a loro volta lo inglobano per poi farlo diventare un amasti gote.

Questo processo provoca la morte della cellula che ha fagocitato il promastigote, liberando nuovi amastigoti che propagano l’infezione all’interno dell’organismo. A seconda della forma di leishmaniosi che colpisce il paziente variano le modalità di sviluppo della malattia e le eventuali complicazioni.

Ad esempio la tipologia viscerale si caratterizza per essere favorita dalle condizioni di immunodepressione dell’ospite; a sua volta la malattia aggrava le condizioni di salute del paziente. Questa forma interessa il sistema reticolo-endoteliale e all’inizio vengono colpiti gli organi più ricchi di cellule per poi diffondersi in tutto l’apparato viscerale. La presenza di un ampio numero di macrofagi infettati rende iperplastico il sistema reticolo-endoteliale, così da provocare l’ingrossamento di milza, linfonodi, fegato e stazioni linfatiche dell’apparato digerente.

Con il passare del tempo e il progredire della malattia i macrofagi infettati si infiltrano nel midollo osseo del paziente, così da ostacolare il processo di emopoiesi. Proprio per il fatto che riguardano soggetti con un sistema immunitario debole è possibile sviluppare la lieshmaniosi in confezioni con HIV: in quest’ultimo caso l’eradicazione della patologia è quasi impossibile e spesso l’organismo continua a presentare parassitemie più o meno gravi. Negli altri casi, invece, si riesce spesso a ristabilire l’immunità cellulare, così da evitare recidive e nuove infezioni da parte dei promastigoti.

Si ha una forma cutanea oppure mucocutanea i promastigoti che gli insetti infetti iniettano nell’organismo sono fagocitati dai macrofagi della cute. A questo punto la patologia si può sviluppare in maniera differente: se gli amastigoti rilasciati nell’organismo vengono distrutti dagli altri macrofagi, si evita di rendere manifesta la malattia proprio per il fatto che si arresta la progressione dell’infezione. Di conseguenza il soggetto diventa immune a questa specie di leishmania e non sviluppa successive reinfezioni.

Nel caso in cui gli amastigoti non vengono eliminati nel punto di inoculo dei promastigoti si crea una lesione nella quale la concentrazione dei macrofagi ricchi di leishmanie è molto alta. La ferita non è un’ulcera come spesso si pensa, ma può assumere la forma di placche, macule ipopigmentate oppure noduli in rilievo che si ulcera con il peggiorare delle condizioni di salute del paziente. In base alle risposte del sistema immunitario la progressione della patologia risulta differente: se l’organismo riesce a contenere l’infezione, le dimensioni della lesione risulta contenuta, anche se il processo di guarigione si caratterizza per essere molto lento. In caso contrario le lesioni si moltiplicano e si diffondono progressivamente.

Se si tratta di leishmaniosi cutanea la diffusione dell’infezione interessa la cute, mentre nell’altra forma riguardano le mucose delle vie respiratorie superiori. In entrambi i casi le leishmanie si propagano per via ematica oppure per continuità, colpendo in particolare le estremità del corpo (piedi, mani, naso, orecchie), genitali e le parti fredde. Inoltre possono rimanere nei linfonodi nelle vicinanze delle lesioni per un periodo di tempo indefinito.

COME PREVENIRE LA LEISHMANIOSI

Le forme cutanee di leishmaniosi spesso possono guarire in 2-3 mesi in maniera spontanea: infatti, anche senza terapia, tuttavia l’organismo può presentare per un tempo indefinito infezioni persistenti. Al tempo stesso le forme cutanee post-kala-azar e quelle cutanee resistono spesso al trattamento, diventando recidive oppure croniche.

La tipologia viscerale è quella più pericolosa e si diffonde progressivamente se non viene trattata tempestivamente; al tempo stesso non curare questa forma di leishmaniosi può portare alla morte del paziente nel 75-95% dei casi. L’incidenza della mortalità è legata alle condizioni di salute del soggetto e all’eventualità che si manifesti o meno una sovrinfezione batterica. Invece i pazienti che sono colpiti da forme mucocutanee croniche sono maggiormente esposti a sovrinfezioni che possono aumentare il rischio di mortalità se non si mette in atto un trattamento adeguato. Infatti bisogna tenere a mente che nella maggior parte dei casi è possibile soltanto curare la patologia e non mettere in atto soluzioni di prevenzione.

Questo fatto si spiega con il fatto che la leishmaniosi non può essere debellata attraverso una campagna di vaccinazione oppure con una chemioprofilassi. L’unico sistema di prevenzione possibile è evitare di essere punti dagli insetti vettori dell’infezione o di entrare in contatto con animali affetti dalla malattia. I pappataci, ad esempio, tendono a pungere i soggetti per nutrirsi di sangue all’alba e al crepuscolo, tuttavia, se vengono disturbati, possono colpire anche durante il giorno.

Di conseguenza è bene effettuare un’opera di disinfestazione durante il periodo estivo, quando non è possibile coprire le parti glabre del corpo per garantire una maggiore protezione. In alternativa possono essere usati repellenti appositi da spruzzare sugli indumenti e sulla pelle per allontanare gli insetti. Altre soluzioni individuali di profilassi sono l’adozione di indumenti protettivi e sostanze schermanti. Inoltre è bene monitorare la salute dei propri animali domestici e, se questi sviluppano l’infezione, si deve mettere subito in atto il trattamento prescritto dal veterinario per debellare le leishmanie.

Al tempo stesso è bene avere contatti limitati e protetti con questi esemplari finché risultano degli agenti vettori.

COME CURARE LA LEISHMANIOSI

I pazienti affetti fa leishmaniosi devono essere ricoverati in strutture che hanno esperienza nel trattamento della malattia nelle forme cutanee, viscerali e mucocutanee, seguendo le procedure indicate dalle linee guida mediche.

Esistono diverse soluzioni terapeutiche che si possono mettere in atto per combattere la leishmaniosi, tuttavia bisogna tenere a mente che spesso questi trattamenti possono avere un costo elevato e che la loro efficacia può risultare limitata nel tempo. Infatti sono molto diffuse le forme recidive della malattie. Tutte le opzioni terapeutiche disponibili sono farmacologiche e la scelta tra le varie soluzioni dipende dalla gravità della patologia e dalla condizioni cliniche del paziente.

Gli antimoniali pentavalenti della N-metilglucamin hanno sostituito gli antimoniali trivalenti come farmaci dall’uso più diffuso. In particolare si opta per lo stibogluconato di sodio, che viene preferito negli Stati che fanno riferimento alla scuola medica inglese; invece nei Paesi di scuola francese si adotta per lo più il meglumina antimoniato. In genere il trattamento si protrae per 21 giorni per la leishmaniosi cutanea, per 28 giorni per le forme mucocutanee e fino a 40 giorni per quelle viscerali. In quest’ultimo caso, soprattutto se l’infezione presenta una certa resistenza all’azione degli antimoniali, si opta per un farmaco antifungino, l’amfotericina B deossicolato, che si somministra al paziente per 20 giorni. In genere si prediligono le formulazioni lipidiche del medicinale perché consentono di avere meno effetti collaterali immediati.

Se invece il paziente risulta immunodepresso si tende a mettere in atto trattamenti personalizzati, diversificando le quantità da assumere. Nel caso di forme cutanee non sistematiche oppure croniche è possibile optare per un antibiotico aminoglicoside come la paromonicina.

Al termine della terapia è guarito il 30% delle lesioni cutanee, percentuale che sale al 60% dopo 6 settimane. In genere quasi tutte le lesioni sono scomparse dopo un anno, ma si può avere una recidiva nel 20% dei casi.

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