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Il libro che spiega come crescere i figli con ironia

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Quante domande ci vengono poste continuamente dai bambini? E a quante di queste rispondiamo con difficoltà o imbarazzo? Quante volte ci siamo chiesti se siamo adatti al ruolo di educatore? E da quante ansie e preoccupazioni ci lasciamo attanagliare nell’educazione di nostro figlio?

Educare un bambino è sicuramente un compito arduo che va affrontato non solo con affetto e disponibilità, ma anche con consapevolezza e competenza. Perché i bimbi, nonostante la loro tenera età, sono più svegli ed intelligenti di quello che pensiamo: in ogni momento della giornata ci mettono di fronte a situazioni inaspettate, frasi buffe, battute sagaci, affermazioni impertinenti, tutte circostanze che raccontano di loro, del loro mondo e delle loro difficoltà. Ma anche di noi e del nostro essere.

È da questo presupposto che nasce “Mamma che ridere!”, un piccolo breviario per crescere i figli con intelligenza ed ironia.

Scritto a due mani dalla psicoterapeuta infantile Giuliana Franchini e dallo psicanalista Giuseppe Maiolo, il testo vuole stimolare il lettore a riflettere sulle principali situazioni che riguardano lo sviluppo di un bambino: dall’allattamento, al sonno, dall’igiene al cibo, passando per il primo giorno di scuola, le visite mediche, la scoperta del corpo e tante altre ancora.

Sono in tutto 15 le tappe analizzate, ognuna di esse affrontata in maniera giocosa con vignette, brevi racconti, riflessioni sul valore e sull’importanza dei temi trattati, indicazioni e suggerimenti quotidiani. Il tutto per fornire una piccola “bussola” che possa aiutare, chi pratica la difficile arte dell’educare, a prestare maggiore attenzione allo sguardo meravigliato dei bambini e alla loro visione dell’universo degli adulti, per capire un po’ di più il loro mondo e per affrontare con serenità i piccoli-grandi problemi di ogni giorno.

Ma “Mamma che ridere!” vuole anche essere un momento di auto-riflessione e di crescita personale perché l’adulto non è solamente parte attiva nell’educazione del bambino, ma diviene esso stesso soggetto da educare.

Giuliana Franchini, Giuseppe Maiolo. “Mamma che ridere!”. Erickson, € 14,50. Un’opportunità lieve e sorridente per accostare il lettore ai grandi temi dell’educazione e favorirne l’approfondimento.


Noi di wellme.it abbiamo incontrato il Professor Giuseppe Maiolo, psicoanalista e docente di Educazione alla sessualità presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bolzano, nonché direttore scientifico del Centro “Il germoglio” di Bolzano.

WM: Professor Maiolo, come nasce “Mamma che ridere!”?

GM: Il libro nasce dalle battute e dalle domande buffe che i bambini pongono ai genitori, ai quali spesso, pur ridendo, non sanno rispondere. Il fatto è che i piccoli guardano gli adulti e la realtà che li circonda con occhi disincantati e pieni di curiosità. L’obiettivo del libro è dunque quello di aiutare i genitori a capire cosa c’è dietro una domanda o un’affermazione che fa ridere ma che richiede una risposta seria, non seriosa, capace di cogliere le loro necessità.

WM: Nel libro lei analizza i 15 momenti cruciali nella vita di un bambino, dall’allattamento, al sonno, dall’igiene alla scoperta del corpo e via dicendo: quale tra i 15 è, secondo lei, quello più critico?

GM: Verrebbe da rispondere che tutti questi momenti sono di grande rilievo nel processo evolutivo di un bambino e ve ne sono molti altri che non abbiamo affrontato solo per ragioni editoriali. La problematicità è data da come si sviluppa la relazione tra il bambino e l’ambiente. In linea di massima i momenti più critici sono sempre dati dalle fasi di passaggio come ad esempio l’inizio della scuola o la scoperta del corpo o l’arrivo di un fratellino: tutti questi eventi generano ansia e preoccupazione e richiedono da parte del genitore attenzione particolare.

WM: Ma fare il genitore, dunque, è un’impresa ardua o è solo questione di esperienza?

GM: Fare il genitore oggi è più complicato, perché la realtà in cui si vive e si cresce è più complessa e problematica. Questo mestiere è stato sempre arduo o, come diceva Freud, impossibile, perché non si basa solo sull’esperienza specifica dell’ essere madri o padri, che pur conta, ma molto di più sulla crescita personale dell’educatore e sulla necessità di aver elaborato a sufficienza il rapporto con i propri genitori e la propria storia di figli.

WM: E quale consiglio si sentirebbe di dare a dei neogenitori?

GM: Direi loro prima di tutto che l’esperienza della genitorialità è unica ed esaltante ma richiede impegno e totale disponibilità interiore. C’ è bisogno di avere uno spazio mentale per il figlio e allo stesso tempo la consapevolezza che il compito del genitore è quello di dargli ali per volare con le quali, al momento giusto, dovrà spiccare il volo e andarsene.

WM: Qual è, secondo lei, il segreto per crescere i figli con intelligenza e ironia?

GM: Non vi sono segreti da svelare. Crescere i figli richiede più che intelligenza passione, nel senso di partecipazione affettiva, presenza e distanza in dosi adeguate, progettualità e disponibilità di attesa, fiducia e capacità di tenere botta. L’ironia serve come leggerezza d’animo che può permetterci di sorridere non solo per le buffe comunicazioni dei bambini, quanto per riconoscere e correggere sbagli e mancanze nostre che loro, spesso con arguzia, ci sottolineano.

WM: Come lei ha già sottolineato prima, la società in cui viviamo e le tecnologie che si hanno a disposizione rendono il bambino sempre più vispo e pronto ad apprendere in fretta, bruciando di conseguenza tappe e periodi di transizione. Secondo lei, e in virtù della sua carriera di psicoterapeuta, questo può rappresentare uno svantaggio per i genitori intenti nell’educazione del proprio figlio?

GM: Non c’è dubbio che il bambino di oggi sia super-stimolato e questo lo faccia crescere in fretta. Se, però, può rappresentare un vantaggio il fatto che i bambini dal punto di vista cognitivo abbiano più competenze pratiche, è uno svantaggio bruciare l’infanzia e tutto ciò che essa rappresenta sul piano affettivo ed emotivo. I piccoli-adulti che stanno crescendo rischiano di rimanere dei Peter Pan a vita.

WM: E per concludere, perché un genitore dovrebbe acquistare “Mamma che ridere”?

GM: Potrebbe comprarlo per provare a riflettere sui problemi educativi più comuni e quotidiani a partire da un sorriso. Come autori infatti, ci siamo detti che volevamo utilizzare lo sguardo divertito dei bambini per aiutare i genitori a capire la relazione con i figli. Ci auguriamo di esserci riusciti.

Fabrizio Giona

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