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Sanità: quello che gli italiani non possono permettersi

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Allarme sanità in Italia: 9 milioni di italiani, tra cui anziani, donne e bambini sono senza cure mediche per motivi economici.

La crisi si fa sentire e aumentano sempre più i cittadini che, anche se ne hanno bisogno, non si curano. Chi non può pagare, sempre più spesso, rinuncia. A rivelarlo una ricerca Rbm SaluteCensis, promossa in collaborazione con Munich Re, sul ruolo della sanità integrativa, presentata ieri al Welfare Day a Roma.

La sanità viene, così, letteralmente “negata”, censura il Censis. Negata perché i piani di rientro e la spending review hanno determinato un crollo verticale del ritmo di crescita della spesa pubblica per la sanità. Ciò significa lasciare senza accesso ai servizi un intero esercito di cittadini, quasi un sesto della popolazione, di cui il 61% sono donne, 2,4 milioni anziani, 5 milioni sono coppie con figli.

La flessione, spiega il Censis, è particolarmente sentita soprattutto nelle regioni con piano di rientro dal deficit sanitario, dove la crescita media della spesa pubblica è calata dal +6,2% del 2000-2007 a meno dell’1% nei tre anni successivi.

A livello nazionale si è passati, nello stesso periodo, da aumenti annui del +6% al +2,3%. Anche in conseguenza dei tagli, gli italiani che ritengono la sanità della propria Regione in peggioramento sono aumentati di dieci punti percentuali tra il 2009 e il 2012, fino al 31,7 per cento. La spesa sanitaria privata invece è aumentata con un +2,2% medio annuo nel periodo 2000-2007 e +2,3% negli anni 2008-2010. L’incremento complessivo nel periodo 2000-2010 è stato del 25,5%. Il 77% di coloro che ricorrono al privato lo fa principalmente a causa della lunghezza delle liste d’attesa.

Ma il gap tra le esigenze di finanziamento della sanità pubblica e le risorse disponibili è destinato a crescere ulteriormente e raggiungerà 17 miliardi di euro nel 2015. Preoccupatissimo lo Spi Cgil, il sindacato che difende i pensionati: il numero di anziani che saranno costretti a rinunciare alle cure sanitarie è destinato ad aumentare drasticamente in breve tempo a causa dell’acuirsi della crisi, della mancanza di risposte da parte del governo e per la drammatica condizione in cui versa il sistema sanitario nazionale – dice la segretaria generale Carla Cantone commentando il rapporto: “Ormai siamo arrivati a una situazione davvero insostenibile, in cui il diritto alla salute è garantito solo a chi può permetterselo e a chi si rivolge a strutture private“.

Una situazione che, oltretutto, è destinata a peggiorare. Se la spesa pubblica sanitaria rallenta, quella privata cresce e ci sono italiani che rinunciano a curarsi, “è evidente che diventa prioritario capire come rendere il servizio sanitario equo e sostenibile. Per questo i Fondi sanitari integrativi, protagonisti da sempre del welfare italiano, sono oggi portatori di culture e pratiche tutte da valorizzare per una sanità migliore“, dice il Censis.

Questa sanità sostitutiva rispetto all’offerta pubblica è un universo composto da centinaia di fondi integrativi, a beneficio di oltre 11 milioni di assistiti, che svolgono un ruolo ampiamente sostitutivo e colmano i vuoti dell’offerta pubblica.

La ricerca di Rbm salute-Censis ha riguardato 14 fondi sanitari per oltre 2 milioni di assistiti e importi richiesti per prestazioni pari a oltre 1,5 miliardi di euro nel triennio 2008-2010. Il 55% degli importi dei fondi integrativi ha riguardato prestazioni sostitutive (ricovero ospedaliero, day hospital, ecc.) fornite in alternativa a quelle dei livelli essenziali di assistenza (lea) del servizio sanitario. Il restante 45% degli importi ha riguardato prestazioni integrative (cure dentarie, fisioterapia, ecc.). Per il Censis è questa una possibile soluzione. Una soluzione che, purtroppo, sembra piuttosto un mero palliativo e che non riguarderà tutti.

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