immagine

Leggere: meglio iniziare da piccoli, anzi, da piccolissimi

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin

Il buongiorno si vede dal mattino: volete che vostro figlio affronti la scuola con serenità, dedicandosi allo studio senza troppi sforzi?

Iniziate a farlo familiarizzare con i libri sin da piccolo, anzi, da piccolissimo. Questo non significa che dobbiate acquistare l’edizione integrale della Divina Commedia e pretendere che il piccolo si entusiasmi durante la lettura del primo canto dell’Inferno, ma è importante che sin dai primi mesi di vita il bambino vi ascolti mentre leggete per lui semplici storie ed inizi a prendere confidenza con il libro, dapprima toccandolo, poi gradualmente imparando a tenerlo in mano ed a girare le pagine.

In tal modo giungerà in prima elementare già in possesso delle competenze necessarie per imparare a leggere e scrivere. È quanto si legge nella rivista “Medico e bambino” ideata per i pediatri ed inserita all’interno di “Nati per leggere“, un progetto il cui principio ispiratore si riassume attraverso queste parole “Ogni bambino ha diritto ad essere protetto non solo dalla malattia e dalla violenza ma anche dalla mancanza di adeguate occasioni di sviluppo affettivo e cognitivo“. Il progetto, sostenuto da una collaborazione tra bibliotecari e pediatri attraverso le seguenti associazioni: l’Associazione Culturale Pediatri (ACP); l’Associazione Italiana Biblioteche (AIB) e il Centro per la Salute del Bambino – ONLUS, si propone l’obiettivo di diffondere la lettura ad alta voce di libri ai bambini di età compresa tra i sei mesi ed i sei anni. Per quale motivo? Perché, come spiega Stefania Manetti, responsabile dell’Associazione Culturale Pediatri della Campania “le neuroscienze hanno dimostrato che a questa età il cervello ha una elasticità molto elevata e recepisce in modo speciale gli stimoli che provengono dai genitori, in particolare la mamma. È un periodo cruciale per il futuro dei nostri figli“.

La lettura, chiarisce il progetto “Nati per leggere” favorisce lo sviluppo delle doti relazionali dei bambini, stimolando la relazione con i genitori e di quelle intellettive, accelerando la comprensione del linguaggio e la capacità di lettura. Naturalmente vanno selezionati libri idonei alle varie fasce di età (come vi abbiamo già detto, il caro Dante Alighieri non è propriamente adatto ai primi passi nel mondo della lettura ); come selezionarli? Sul sito di Nati per leggere troverete una sezione nella quale sono indicate le tipologie di testi adeguati alle varie età.

Si parte dai sei mesi con libri di cartone resistente e di dimensioni che possano consentire al bambino di tenerli in mano, per giungere ai tre anni con libri che narrino le fiabe tradizionali o simpatiche storie di bambini che portino i piccoli alla scoperta del mondo intorno a loro. Si tratta di un processo in continua evoluzione durante il quale, come chiarisce Stefania Manetti, “il bambino sarà sempre più competente. La mamma può cominciare a chiedergli dove è il libro e lui saprà rispondere con il dito. A 18-24 mesi la sua attenzione aumenterà, sarà in grado di completare frasi ascoltate più volte. Poi sarà lui a pretendere che la storia gli venga narrata attraverso le pagine“.

Il processo educativo si adegua al trascorrere degli anni, e così, quando il bambino sarà giunto in età scolare, intorno ai sei anni, potrà essere portato in biblioteca, per familiarizzare con testi di diverso argomento; sarà opportuno aiutarlo a focalizzare i suoi interessi, selezionando libri che possono attirare la sua attenzione. Lo scopo principale è quello di offrire al piccolo stimoli variegati, sia negli ambienti domestici che in quelli esterni, in modo tale da favorire lo sviluppo della cosiddetta literacy, termine che, come ha chiarito l’Unescoimplica la capacità di identificare, capire, interpretare, creare, comunicare, elaborare e usare materiale scritto nei più diversi contesti ambientali“. Quella che i latini chiamavano curiositas e che, se ci pensiamo bene, è il sano desiderio di conoscere e capire che si traduce poi in interessi culturali vari e diversificati ed è la vera base di ogni forma di sapere.

Francesca Di Giorgio

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin