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Sale: usi, proprietà e differenze col sale iodato

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Il sale è da sempre un bene prezioso. Oggi, il sale è considerato un alimento comune e spesso se ne trascura la qualità, stimando che un prodotto valga l’altro: questo è un grosso errore. Il sapore del sale è diverso se grezzo o raffinato e la sua resa nei piatti è diversa se grosso o molto sottile, come ben sapranno tutti gli appassionati di cucina.

Il sale comune che si trova in commercio, detto anche salgemma, è formato per la maggior parte da cloruro di sodio, la cui percentuale aumenta dopo la raffinazione e può arrivare al 96-97%.

Il sodio è un minerale da assumere con moderazione, in particolar modo da chi soffre di ipertensione. Al contrario, il sale integrale, quello marino, è più ricco di minerali diversi dal sodio, come lo iodio, il rame, lo zinco e il bromo, la cui presenza riduce la percentuale di cloruro di sodio presente. Possiamo quindi ridurre il nostro consumo poiché il sale integrale marino sala di più a tutto vantaggio del nostro benessere.

Sale iodato

Un vero alleato della salute è il sale iodato: un comune sale da cucina cui è addizionato artificialmente dello iodio sotto forma di ioduro o iodato di potassio. Le quantità aggiunte sono scelte e standardizzate in base allo stato nutrizionale della popolazione; in Italia, per esempio, ogni chilogrammo di sale iodato contiene 30 mg di iodio (con tolleranza +40% -20%).

Perché scegliere il sale iodato?

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità è un ottimo strumento per combattere i disordini da carenza iodica. Infatti, in alcune aree del mondo l’apporto dietetico di questo minerale è particolarmente basso e questo può causare seri problemi di salute. In particolare, la carenza di iodio ha ripercussioni gravi sullo sviluppo mentale e fisico del bambino e nell’adulto può provocare il gozzo.

Ricordiamo che il fabbisogno di iodio nell’adulto è stimato in 150 μg/giorno, mentre la quantità presente nell’organismo si aggira intorno a 15-20 mg. Secondo gli esperti, le donne in gravidanza e in allattamento ne dovrebbero assumere circa 50-100 μg/die in più, per assicurare un normale sviluppo del bambino.

La iodurazione del sale, particolarmente economica, rappresenta una soluzione ideale per prevenire la carenza iodica nelle nazioni a rischio. Infatti, alcune aree del pianeta sono soggette a un deficit poiché da una regione all’altra varia la concentrazione di iodio nel terreno e quindi nei suoi frutti e nella carne degli animali che da essi traggono nutrimento. Ovviamente, anche le abitudini alimentari influenzano moltissimo l’apporto iodico, ne è un esempio il Giappone, dove l’elevato consumo di alghe, sfuma notevolmente il problema.

Carenza iodica

Nel mondo, circa 2 miliardi di persone (30% della popolazione totale) rischiano di sviluppare malattie da carenza iodica, che rappresenta la prima causa prevenibile di ritardo mentale. In Italia circa 6 milioni di abitanti sono esposti a carenza iodica ambientale e in alcune aree il gozzo è ancora una patologia endemica (si manifesta, cioè, in più del 5% della popolazione).

Se impiegato nel modo giusto, il sale può essere un alleato della salute e non un nemico, ma è bene ricordare qualche piccolo suggerimento:

  • Utilizzate preferibilmente sale iodato o integrale
  • Moderate l’aggiunta di sale agli alimenti
  • Limitate l’impiego di dadi da brodo e salse come il ketchup
  • Evitate di aggiungere il sale alle pappe dei bambini: le abitudini alimentari che si formano durante l’infanzia sono le più difficili da modificare.
  • Evitate di usare le bevande isotoniche per reintegrare la perdita di liquidi derivante dall’attività fisica; preferite piuttosto l’acqua
  • Insaporite i cibi con erbe, spezie, succo di limone e aceto, vi saranno di aiuto nel diminuirne l’uso
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