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Contraccezione e metodi naturali, quando è possibile praticarli

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Il problema più antico del mondo, cioè come avere un rapporto sessuale senza aumentare la popolazione umana di una o più unità, ha diverse soluzioni, da scegliere a seconda delle esigenze della coppia.

La ricerca scientifica ci permette di vivere il sesso in modo molto libero e responsabile: nelle coppie stabili, l’uso della pillola contraccettiva o dei metodi farmacologici (anello, cerotto) garantisce la possibilità di una serena pianificazione delle nascite. L’efficacia, nel caso della pillola, raggiunge valori altissimi. Il 95-99% delle donne che ricorrono a tale metodo sono protette da gravidanze indesiderate.

Mentre, nel caso dell’uso del preservativo, l’efficacia scende di pochissimo e si assesta al 97%. L’uso del profilattico, però, ha il vantaggio di preservare (ecco perché si chiama così) da malattie e contagi. Indispensabile, dunque, se la coppia è giovane (nel senso di appena nata, anche da pochi minuti), se è una coppia aperta (ai passaggi di altri), instabile (ti prendo, ti lascio, ti riprendo e ti rilascio. E nel frattempo vado in giro a frequentare organi altrui…), mista (di genere e numero).

Per coloro che, in coppia stabile, fossero seguaci del “bio” in ogni campo, per coloro che desiderano evitare gravidanze e pasticche, bambini e ormoni, figli e pellicole, è possibile ricorrere ai metodi naturali. Quelli, cioè, che non prevedano l’utilizzo di materiali esterni o di terapie farmacologiche.

Il coito interrotto non è considerato un metodo naturale. Affidarsi a tale pratica ha la stessa validità scientifica e razionale di un lancio di dadi. Forse andrà bene. Forse no, ma la posta in gioco è decisamente troppo alta, è un’autentica puntata alla roulette, perché ha troppe variabili difficili da controllare.

Primo, il maschio dovrebbe conoscere perfettamente le reazioni del proprio corpo (cosa difficile, specie se l’uomo è giovane) e sapere aprioristicamente che non emetterà alcuna goccia di liquido durante il rapporto. A parte il legittimo dubbio sul dialogo fra il maschio e il suo amico, provate a pensare a cosa vuol dire vivere il momento più bello della giornata (o della settimana, o del mese, o dell’anno, se è un periodo sfortunato) con l’idea costante e ossessiva “Non devo venire, non devo venire, non devo venire…”. È come andare in auto con il freno a mano tirato. Si, magari si può anche fare. Ma via, non dà per niente gusto!

Secondo. Un secolo fa il dottor Sigmund Freud, padre della psicanalisi, ha compiuto imponenti studi su un fenomeno che ha classificato come isteria. Giovani donne fisicamente sane divenivano preda di sintomi che comprendevano paralisi e stranezze varie. Ebbene, il dottore riuscì a stabilire una connessione fra la ricorrente pratica del coito interrotto e la manifestazione dei sintomi. La teoria è più complessa, in realtà, ma possiamo dire che la frustrazione causata dal ritirarsi dell’uomo nel momento clou (e dal non portare a termine in altre maniere, privando la partner del soddisfacimento) provocava sintomi gravi nella donna.

Scartando la tombola della contraccezione, passiamo a quelli che vengono propriamente definiti Metodi Naturali. Bisogna sempre tener presente che affidarsi ad un metodo di questo tipo presuppone che la coppia sia unita, collaudata e pronta ad affrontare con serenità l’eventuale arrivo di un figlio. L’efficacia, infatti, dipende dalla precisione delle osservazioni della donna. Inoltre, spesso le misurazioni sono inficiate da fattori esterni, che possono influire sul risultato e alterare la precisione dei dati.

Il metodo più famoso, perché molti di noi potrebbero avere quel secondo nome, è il metodo Ogino Knaus. Grazie a lui, tanti bimbi sono venuti alla luce. Si basa sull’individuazione del periodo fertile della donna (nei pressi dell’ovulazione) e sull’astensione, in quei giorni, dal contatto intimo. Gli svantaggi sono palesi. Stabilire con certezza il periodo dell’ovulazione è difficile. La donna dovrebbe avere un ciclo regolare, di 28 giorni, essere lontana da fonti di stress e da qualsiasi cosa possa alterare il conteggio (traumi, dolori, alta quota, ritmi di vita sballati). In più, l’astensione forzata rende nervosi. Bisogna che la coppia abbia un buon grado di complicità e che viva la castità come momento di maggiore affetto.

Un altro metodo è quello Billings, che si basa sull’assunto che la fase fertile venga segnalata e riconosciuta da un “quadro tipico del muco cervicale”, proveniente, cioè, da cellule presenti nel collo dell’utero. Ovviamente, bisogna imparare a riconoscere il muco che passa dal “normale e appiccicoso” al “fluido, trasparente ed elastico “ della fase ovulatoria. L’applicazione del metodo presuppone un’ottima conoscenza di se stesse, la supervisione di un’insegnante degna di questo nome e una pazienza infinita.

L’ultima risorsa è il Metodo Ciclotermico, basato sulla rilevazione dell’innalzamento della temperatura basale dopo l’ovulazione. Trattasi, insomma, di infilare ogni sera e ogni mattina un termometro là dove non batte il sole e di annotare su un quadernino tutti i risultati. Ottimo per quelle donne che hanno tempo da dedicare a se stesse, tranquillità di sera e di mattina e un partner che non soffra ad astenersi dai rapporti nella prima parte del ciclo.

L’efficacia, ahimè, è buona nella teoria (almeno per il Billings e il Ciclotermico. Bocciato il povero Ogino) ma disastrosa in pratica. Il 25% delle donne che usano questi metodi resta incinta. Una su quattro. Un dato dovuto alla difficoltà di utilizzo e all’influenza dei fattori esterni.

Resta il metodo più sicuro: la castità. Da praticare sempre, fino al giorno in cui non desideriate un figlio. Poi, però, dovremmo chiedere al lo spirito del dottor Freud di aggiungere un intero capitolo alle cause dell’isteria.

Fiammetta Scharf

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